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14 Novembre 2024

Il mio Berlinguer ai Quattro Mori (foto Nesti)

Berlinguer fa battere il cuore dei livornesi, fila ai Quattro Mori per il film di Segre


(Donatella Nesti) Livorno, 2 novembre 2024 – Presentato come film di apertura all’ultima Festa del Cinema di Roma il film “Berlinguer, la grande ambizione” di Andrea Segre si apre con una citazione “Di solito si vede la lotta delle piccole ambizioni, legate a singoli fini privati, contro la grande ambizione, che è indissolubile dal bene collettivo” (Antonio Gramsci, fondatore del Partito comunista italiano).

Il film è ora al cinema Quattro Mori accompagnato da una mostra fotografica e da un tavolino, dalla significativa denominazione “Il mio Berlinguer” dove ognuno può scrivere commenti e ricordi, così ha voluto Serena Cassarri, direttrice del cinema, nella convinzione che il film non fosse solo una pellicola da vedere in sala ma un momento di tornare a fare comunità allestendo nel salone al primo piano una mostra fotografica creata da Athos Rosini, con il contributo e il supporto di materiali storici messi a disposizione da Istoreco.

“Saranno inoltre presenti in programma due talk”, aggiunge Cassarri, “moderati dalla bravissima Alessia Cespuglio. L’8 novembre parleremo di ‘Enrico, l’uomo’, un talk dove non mancherete di emozionarvi e sorridere di fronte a racconti inediti e simpatici di un Uomo che aveva voglia di vivere, di divertirsi e di godersi il mare. Mercoledì 13 novembre, invece, ripercorreremo il rapporto storico con la città, ‘Berlinguer e Livorno’. Molte le personalità invitate durante i talk”.

“Quando una via sembra a tutti impossibile, è necessario fermarsi? Non l’ha fatto Enrico Berlinguer, segretario negli anni Settanta del più importante Partito comunista del mondo occidentale, con oltre un milione settecentomila iscritti e più di dodici milioni di elettori, uniti dalla grande ambizione di realizzare il socialismo nella democrazia”, così dice il regista. “Sfidando i dogmi della guerra fredda e di un mondo diviso in due, Berlinguer e il Pci tentarono per cinque anni di andare al governo, aprendo a una stagione di dialogo con la Democrazia cristiana ed arrivando a un passo dal cambiare la storia”.

Le tappe salienti del film vanno dal 1973, quando Berlinguer sfuggì a Sofia a un attentato dei servizi bulgari, fino all’assassinio nel 1978 del presidente della Democrazia cristiana, Aldo Moro, che segnò la fine della strategia del “compromesso storico”, il grande tentativo di unire le forze popolari di matrice cattolica e socialista per guidare il Paese, la storia di un uomo e di un popolo per cui vita e politica, privato e collettivo, erano indissolubilmente legati.

“Quella di Enrico Berlinguer è una vita che può aiutare ancora oggi a porsi domande, a cercare risposte. Il mondo è profondamente cambiato, ma le urgenze e le emozioni che hanno attraversato la sua vita e suo popolo non sono scomparse”, prosegue il regista.

Berlinguer è interpretato da un perfetto Elio Germano che ha ricevuto alla Festa del cinema di Roma il premio Gassman per l’interpretazione e che è riuscito ad evitare di fare di Berlinguer una specie di ‘santino’, ma il pubblico in sala applaude con le lacrime agli occhi quando viene mostrato il seguitissimo funerale dell’uomo politico più amato dalla sinistra.

Il film forse trascura la dissidenza che proveniva da personaggi come Pietro Ingrao o ancora più marcatamente dal gruppo che dette vita al Manifesto come Luigi Pintor, Valentino Parlato, Lucio Magri e Rossana Rossanda e fa solo un piccolo accenno al contributo delle donne che permisero la vittoria del referendum sul divorzio. Il film resterà ai Quattro Mori ancora per molti giorni.

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