Livorno. Un successo la “Beatlemania” di Ilio e Caterina Barontini
8 Maggio 2017
(Angela Simini) Livorno – 8 maggio. Quello che si era annunciato come un appuntamento pieno di aspettative e insolito rispetto ai concerti di tradizione, è stato un exploit del quale le parole possono solo essere un’ eco, ma non esauriente ragguaglio. Se è già difficile recensire un momento musicale restituendone l’atmosfera, il concerto che il pianista Ilio Barontini ha interpretato con la giovanissima figlia Caterina (nella foto di Daniele Cianchi) eseguendo la sua composizione “Beatlemania”, è stato il convergere di più istanze, di emozioni e di interessi diversi, ma convergenti. Il concerto è stato il vertice di una giornata dedicata ai Fab Four dal Comune di Livorno, dai Beatlesiani d’Italia Associati, dall’editrice Sillabe e dal Teatro Goldoni, dove è stata allestita la mostra “Beatles Forever” e dove si è svolto lo straordinario concerto, nel cinquantenario dell’uscita dell’ottavo album “Sergeant Pepper”, 1 giugno 1967. La presenza dei due pianoforti a coda sul palco con apparecchi di registrazione dichiaravano intanto che il Maestro Ilio Barontini aveva raggiunto la meta più significativa del processo creativo, il passaggio qualitativo dalla improvvisazione alla codificazione del pensiero artistico, e cioè alla scrittura della partitura musicale, passaggio che si rendeva comunque necessario per l’ esecuzione in duo. Ne sono derivate due grandi parafrasi della musica dei Beatles, composte per due pianoforti e trascritte nei due volumi Beatlemania, pubblicati dall’editrice Sillabe, e che sono state registrate in 2 CD live durante quel concerto dalla prestigiosa casa discografica Sifare ( produttore Francesco Digilio), che li distribuirà in tutto il mondo tra pochi mesi. Solo parlare di registrazione live fa comprendere il coraggio e la responsabilità di cui si stavano facendo carico i due artisti! In sala di registrazione si può sbagliare e si possono fare miracoli, sul palco di un teatro affollato, come il Goldoni quella sera, si deve invece suonare bene e basta!
Si percepiva l’atmosfera intrigante che andava crescendo, grazie anche all’introduzione che ne ha fatto il presidente dei Beatlesiani, Rolando Giambelli “ Ringrazio a nome di tutti i Beatlesiani Ilio e Caterina: stasera Ringo, John Paul e George saranno con noi!”.
Finalmente, Ilio e Caterina al pianoforte! E con loro, i ritmi popolari anglosassoni, le melodie irlandesi, la musica afroamericana, perfettamente fusa nella musica dei Beatles, ora perfettamente rielaborata da Ilio Barontini e restituita in veste nuova il cui depositario è il pianista livornese.
Abbiamo parlato altre volte dell’interesse che egli ha dedicato alla band più famosa del mondo, dall’ uscita del primo singolo Love Me Do, 1962, allo scioglimento del Quartetto, 1970, e altrettante volte si è parlato delle “rielaborazioni” che negli anni Barontini faceva ascoltare. Ma se la parola “rielaborazione” è riduttiva, bisogna domandarci il perché. Il concerto è stata la risposta più appagante. Un gioco di pedali avvincente, la forza di una band affidata alla tastiera, la varietà di strumenti “colata” su due pianoforti a coda aveva dello stupefacente in tutti i sensi. Sarebbe stato facile trasportare il pubblico con una rivisitazione fedele dei testi dei Beatles, magari con l’aggiunta di qualche variante su tema, invece è avvenuto un gioco del tutto diverso.
Complesso il dialogo dei musicisti e non così evidenti i motivi dei Beatles, ma un lungo monologo interiore che Barontini ha recitato a sé stesso e che ha parlato delle immagini, delle impressioni e dei sogni che i Fab Four hanno suscitato in lui quando era ancora ragazzo e che continuano a esercitare sull’uomo maturo: un amarcord appassionato che racconta il mondo che cambia, la speranza che si progredisca verso nuove conquiste, l’arte che si espande verso nuovi orizzonti, un amarcord che costituisce la colonna sonora della vita di Ilio Barontini.
Eseguito tutto a memoria: due parafrasi di circa quaranta minuti l’una, su due pianoforti in sincronismo perfetto, ma con alternanza di coloriture e di sonorità, Ilio e Caterina hanno battuto il record, perché si sono misurati con partiture varie di ritmi e melodie, drammatiche e intense, diverse dai testi classici strutturati sui quali peraltro i due pianisti si sono preparati, diplomati e perfezionati, conquistando riconoscimenti e menzioni ufficiali. Prodigiosa la tecnica di Ilio che letteralmente domina la tastiera e che riesce, sia nella composizione che nell’esecuzione, a evidenziare il suono delle cornamuse, della batteria, del sitar( strumento indiano) e degli strumenti elettronici, per le cui sonorità il pedale, che usa da maestro, è stato il suo grande alleato, come egli stesso ha dichiarato “le innovazioni delle sperimentazioni elettroniche realizzate da Johon Lennon e da Paul MC Cartney negli studi di Abbey Road mi hanno spinto alla ricerca di nuovi effetti sonori ottenuti anche con l’ausilio del pedale”. Quello che abbiamo avvertito in sala è stata la dilatazione della canzone, ottenuta grazie alla conoscenza di tutto il patrimonio classico, quella che Ilio, citando una frase di Calvino, chiama “la mia solida fetta di pane su cui spalmo la marmellata della fantasia”. E che gli ha consentito di espandere i motivi Beatlesiani fino a toccare la profondità dell’io che li ripensa e che ne fa gustare agli altri i contenuti e il senso, la compenetrazione con la musica e con lo strumento, quasi l’uno fosse il prolungamento dell’altro, la “complicità” con la figlia, con Caterina che ha curato la trascrizione digitale delle partiture del padre, con Caterina che, fin da quando era piccola, suonava col vestitino bianco e con i fiori tra i capelli la musica dei Beatles, affascinata e conquistata dai Fab Four, con Caterina che, in lungo abito nero, all’unisono col padre, ha suonato la partitura scritta per il “secondo” pianoforte, che ha la funzione di comprimario ed al quale, da musicista consapevole, ha dato un’impronta personale, più serena direi, ma ugualmente incisiva. Stile appagante e virtuosismo sicuro, nitido, ma pastoso pur nella delicatezza, sono la caratteristiche che connotano Caterina, una pianista lucida, sempre presente a sé stessa, attenta alle nuances, pronta al sorriso. C’é un’intesa artistica e affettiva tra i due musicisti che si completano con generosità e con eleganza. E che il pubblico ha gratificato con lunghi ed entusiastici applausi, tanto che, a furor di popolo, dopo una serata così impegnativa per i concertisti, sono stati strappati ben tre bis. asimini@alice.it
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