Giorgio Odello: “Il Rotary è un club di servizio e il suo scopo è aiutare chi è meno fortunato”
30 Giugno 2017
(Marco Ceccarini) Livorno, 30 giugno – Una bella serata, quella svoltasi ieri sera, giovedì 29 giugno, allo Yacht club di Livorno, della quale Costa Ovest si occupa a parte. Una serata in cui si è di fatto conclusa l’attività del presidente uscente, Augusto Parodi, e nella quale è stato presentato il nuovo presidente del Rotary Livorno, Giorgio Odello, che entrerà in “servizio” domani, sabato 1 luglio, mentre Parodi diverrà, secondo Statuto, il past-president.
Odello, 63 anni, medico oculista, è noto a Livorno anche per il suo impegno sociale, oltre che professionale, nonché per il suo essere un valido giocatore di bridge. A lui abbiamo chiesto un’intervista per conoscere meglio la persona ma anche il Rotary con le sue attività.
Dottor Odello, giusto per iniziare, come si descriverebbe?
“Sono nato a Genova nel 1954, ma abito a Livorno dal 1972, che è comunque la città di mia mamma. Ho abitato anche a Monza. Medico oculista, ho dedicato tutta la vita professionale all’Ospedale di Livorno, dove ho lavorato ininterrottamente dal 1978 alla fine del 2016 con grande impegno ed attaccamento al servizio pubblico, come mi è riconosciuto da tutti, amici e non amici”.
Si sente livornese?
“Lo sono. Mio nonno materno, Antonio Pastacaldi, meglio conosciuto col nome d’arte di Wetryk, fu uno degli illusionisti più noti a livello internazionale nella prima metà del Novecento ed era un figlio di Livorno”.
E il Rotary, come lo definirebbe?
“Il Rotary è un club di servizio il cui scopo è migliorare in modo duraturo e consolidato la qualità della vita delle persone bisognose per motivi sociali, sanitari od affettivi. Il Rotary ha cinque valori fondanti, il servizio e l’amicizia, la integrità e la diversità, la leadership”.
Entri nel dettaglio, prego.
“Il servizio attraverso il Rotary intende migliorare la qualità della vita delle persone meno fortunate. L’amicizia, in senso rotariano, è il rispetto comune che tutti i soci hanno tra loro, che spesso si trasforma in amicizia vera. L’integrità è da intendersi come integrità morale ed etica. La diversità di ruoli e professioni consente al Rotary di essere rappresentato in tutti gli ambienti che costituiscono la realtà territoriale in cui il club agisce. La leadership, infine, è quella capacità di creare annualmente persone in grado di sostituirsi ai soci precedenti rinnovando idee, iniziative e progetti”.
Tutto si rinnova, nel Rotary, di anno in anno. E’ così?
“Sì, è così. Ma nella continuità. La annata rotariana va dal 1 luglio al 30 giugno dell’anno successivo ed ogni anno tutte le cariche, sia locali che internazionali, cambiano. Da qui, il nostro distintivo che è una ruota, la ruota rotariana, che sta a significare cambiamento ma in continuità”.
E’ molto che lei è socio del Rotary?
“Sono entrato nel Rotary club Livorno nel 2002 e ho svolto, negli anni, per due annualità, il ruolo di segretario di club, per una annualità l’istruttore e dall’anno passato sono il presidente incoming. Da domani sarò il presidente in carica e il prossimo anno diverrò past-president. Ho ricevuto per due volte l’onorificenza rotariana dell’Harris Fellow. Paul Harris è stato il fondatore del Rotary nel 1905”.
Adesso che sta per diventare il presidente effettivo, quali sono i suoi progetti?
“Nel corso dell’ormai prossima annata rotariana vorrei portare avanti, tra gli altri, almeno due progetti, Innovazione nella tradizione e Vivi il Rotary con amore”.
In cosa consistono?
“Il mondo sta cambiando con una velocità impensabile e il Rotary deve adattarsi annualmente ai cambiamenti senza però abbandonare le sue tradizioni ed i suoi valori fondanti. L’orgoglio di essere rotariano è un orgoglio di appartenenza. Questo è il rinnovarsi nel solco della tradizione. Portare all’occhiello della giacca la ruota rotariana è una simbologia per sé stessa e non dedicata agli occhi altrui. Vivere il Rotary con amore vuol dire dedicare parte del proprio tempo al servizio degli altri, al di sopra del proprio interesse personale, secondo uno dei motti principali del Rotary Internazionale. Uno può dedicare agli altri anche poco tempo, non ha importanza, dipende dalla disponibilità di tempo che ciascun rotariano ha dopo averlo dedicato al lavoro, alla famiglia e ai propri passatempi”.
Ogni città ha un Rotary club?
“Non funziona così. Semmai funziona in base al numero di persone che sono iscritte al Rotary in una data zona o in una data realtà. A Livorno, ad esempio, i club di service sono due, il Rotary Livorno, che è quelli storico, il più antico, e il Rotary Mascagni. Ma è importante comprendere che, indipendentemente dal club al quale siamo iscritti, siamo tutti rotariani e il fine deve sempre essere comune, servire al di sopra di ogni interesse personale”.
Diciamo allora che l’esistenza di due club in una città può essere definito, quantomeno nel vostro ambito, come una sorta di valore aggiunto per quella città. Od è sbagliato?
“E’ corretto. L’esistenza di due club nella stessa città, come accade a Livorno, deve essere inteso proprio come un valore aggiunto. E’ la sinergia che più persone possono mettere in campo tutte assieme che consente, infatti, mete e risultati impensabili”.
I club dunque, secondo lei, devono e possono diventare dei catalizzatori e dei luoghi di coordinamento di concrete azioni di solidarietà sociale?
“Sono convinto che uno dei punti più importanti, per i club di service, debba essere l’organizzazione che sta a monte di questi. I club devono e possono rappresentare una certezza sulla quale far convergere tutta la solidarietà e tutto il volontariato che, ad esempio a Livorno, trova espressioni nobili e disparate ma troppo spesso poco armonizzate tra loro. Il club di service deve essere al servizio, anzi è al servizio, anche di tutte le organizzazioni che non riescono, muovendosi in autonomia ma isolate, ad esprimere completamente tutte le loro potenzialità”.
Il suo club già sta agendo su questa linea di indirizzo?
“Certamente sì. Il nostro Rotary si è presentato da tempo, e continua a farlo, alle autorità cittadine, a tutti gli assessori locali e non solo con deleghe al Sociale, alla Cultura, ai Giovani, al Verde pubblico. Ha parlato con la Fondazione Livorno, con la Fondazione Goldoni, con l’Istituto musicale Mascagni, con i vertici della Accademia navale, sempre con disponibilità e modestia ma anche con la convinzione di poter rappresentare un volano che, in sinergia con tutte le altre variegate forme di aggregazioni territoriali, possa, in modo duraturo, migliorare la qualità di vita del territorio livornese”.
Per concludere, quali sono i maggiori progetti che ha in animo di realizzare nel corso della sua presidenza?
“Giovedì prossimo, 6 luglio, nel corso della prima riunione conviviale della mia presidenza, esporrò il programma che sto ultimando, anche se ormai può ritenersi concluso. I dettagli li svelerò in quella sede. Tuttavia posso anticipare che i progetti sul sociale riguarderanno principalmente i pazienti oncologici, i progetti sulla cultura i restauri di opere cittadine in cattive condizioni mentre avremo un occhio di riguardo per realtà cittadine culturali esistenti da decenni e che, per vari motivi, non hanno mai avuto la opportunità di essere valorizzate come meritano. Posso anche anticipare che la novità che intendo introdurre è cercare una sinergia tra la loro valorizzazione e la raccolta fondi per altri progetti sul sociale attraverso spettacoli cittadini e la vendita dei biglietti per goderne la bellezza”.
E’ di questo che ha bisogno, secondo lei, la città di Livorno?
“Anche di questo, certo. Livorno necessita di tante cose e soprattutto ha bisogno dell’impegno e della collaborazione di tutti. Noi non intendiamo sostituirci alle istituzioni e, come si dice, agli organi preposti, ma siamo pronti a dare il nostro contributo per far crescere la realtà sociale e il contesto della nostra città e della nostra area urbana”.
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