Vai a…

Costa Ovestsu Google+Costa Ovest on YouTubeCosta Ovest on LinkedInCosta Ovest on TumblrRSS Feed

28 Dicembre 2024

Andrea Raspanti, gruppo Futuro!: “A Livorno assenti i contenuti nel dibattito politico”


(Massimo Masiero) Livorno, 19 novembre – Andrea Raspanti, nato a Livorno nel 1980, laurea e master in filosofia e altro master in psicopedagogia dell’apprendimento, è consigliere comunale dal 2014. E’ uscito con Giovanna Cepparello da Buongiorno Livorno ed ha creato il gruppo Futuro!. Si occupa di progettazione sociale per la Fondazione Caritas Livorno. Risponde alle domande di Costa Ovest.

Pensa che Filippo Nogarin stia attraversando il momento più difficile della sua carriera politico-amministrativa e da sindaco di Livorno?
Partiamo da una debolezza di fondo. Nogarin è stato eletto da una minoranza di livornesi. Ha raccolto poco consenso in campagna elettorale e non è riuscito ad accrescerlo governando. Anzi, ha mano a mano perso consensi anche in Consiglio, dove la sua maggioranza si è ridotta a numeri risicati e incerti, e dove l’atteggiamento costruttivo di una parte delle opposizioni non è stato mai valorizzato e infine disperso. Governare un Comune oggi è difficile: i problemi sono molti di più delle risorse a disposizione e un Sindaco deve essere bravo a incoraggiare e mettere a frutto l’iniziativa civica. Nogarin in questo ha fallito. Nell’ultimo periodo, tutti i limiti della sua azione amministrativa stanno venendo a galla: la gestione superficiale dell’allerta meteo e dell’alluvione, il caso Spil, il ribaltamento della situazione di Aamps dopo la sentenza del TAR. Oggi è un Sindaco isolato e fragile alle prese con problemi molto grandi. A questa situazione di debolezza cerca di ovviare evitando il confronto, finendo per avvitarsi sempre più nel suo errore di fondo. Livorno avrebbe bisogno di altro.

In città ci sono problemi urgenti ancora non risolti. Quali tra i maggiori?
Il principale è sicuramente il problema del lavoro, di un lavoro dignitoso e gratificante. A questo si collega quello della casa, dell’altissimo numero di sfratti per morosità incolpevole. Livorno è stata per molti anni dipendente, dal punto di vista economico, da un modello messo in crisi da patti di stabilità e globalizzazione. Questo modello va ripensato. Oggi si parla molto di welfare e sicuramente c’è bisogno di rivedere, allargare e potenziare il sistema di tutele. Ma a volte questa riflessione mi pare dia per scontata la fine del lavoro, la rinuncia a rivendicare un buon lavoro per tutti. Questo a mio avviso è un errore. Il miglior sistema di welfare non può niente senza lavoro. Anzi: il welfare deve avere come obiettivo l’inserimento lavorativo delle persone. Ben venga un reddito minimo che cancelli davvero la povertà assoluta, e anzi ci piacerebbe una legge regionale in questo senso, ma che sia strumento di riattivazione sociale delle persone e di inclusione, non di semplice assistenza, come invece nelle logiche del reddito di cittadinanza nella versione retorica del Movimento 5 Stelle. Servono azioni per qualificare il territorio in modo da attirare nuovi investimenti e una revisione del welfare che punti sulla riqualificazione professionale e sull’empowerment sociale e culturale delle persone svantaggiate. Collegato a questo c’è il problema della scuola e del diritto allo studio. L’impoverimento delle famiglie si traduce, per bambini e ragazzi, nella deprivazione di spazi per fare esperienza di sé, apprendere, crescere. Dispersione scolastica e tassi di ripetenza parlano chiaro. C’è bisogno di un piano contro la povertà educativa che rompa il circolo vizioso della povertà e che rimetta al centro della comunità e dei quartieri, anche fisicamente, le scuole, prima di tutto intervenendo sulla loro sicurezza. La scuola deve tornare a essere un ascensore sociale e invece oggi molti bambini non possono permettersi i libri, il materiale, uno spazio protetto dove studiare. Infine, il nodo salute, che coinvolge anche le tematiche ambientali e dell’inquinamento. A Livorno serve un nuovo ospedale, ma deve essere costruito senza ricorso al project financing e nell’area che già ospita il presidio di viale Alfieri. E serve un passo indietro sulla riforma da parte della Regione. Il Presidente Rossi ha ripetuto recentemente che la tendenza a risolvere i problemi della sanità tagliando posti letto e personale si è rivelata un rimedio peggiore del male. A questo punto ci aspettiamo che alle parole seguano i fatti. Non è accettabile che alcune persone rinuncino alle cure perché non sono in grado di affrontarne i costi o che altre debbano aspettare mesi per una prestazione. Le lunghe liste di attesa stanno incoraggiando la migrazione di importanti fette della popolazione verso i servizi privati, con ulteriore danno per il Servizio Sanitario Nazionale. Anche il regime della libera professione andrebbe ripensato, è evidente che non ha rispettato gli obiettivi per cui è nato. Quindi tre nodi: lavoro, scuola e sanità. E’ evidente che sono problemi che richiedono cambiamenti a tutti i livelli istituzionali: Comune, Regione, Governo. Anzi, ci metto anche l’Europa, conditio sine qua non. Per questo crediamo che avere cura del proprio territorio comporti un impegno anche ai livelli superiori e che rinchiudersi nelle mura immaginarie di Livorno sia un errore, specie in questo momento.

Il gruppo pentastellato resterà compatto fino al termine della legislatura, come ha sostenuto il sindaco?
Difficile fare una previsione, anche se credo che difficilmente si muoverà qualcosa prima delle elezioni politiche. Immagino che la pressione sui colleghi della maggioranza sarà molto alta nei prossimi mesi. Che esistano dei malcontenti mi pare evidente e il fatto che in diversi si affannino ad affermare il contrario suona un po’ come una conferma. La situazione in ogni caso è molto precaria. La maggioranza è costretta a programmare attentamente i consigli e gli orari di convocazione per essere sicura di avere i numeri. Penso che anche lo slittamento al 2018 nell’approvazione del bilancio di previsione possa aver a che vedere con l’assenza di qualche consigliere.

Futuro! può diventare ancora di più punto di riferimento per i livornesi, come?
Oggi assistiamo al paradosso per cui persone che potrebbero collaborare in vista di un obiettivo comune non lavorano insieme perché hanno in tasca tessere differenti. La maggior parte delle persone che fa politica pare vittima di un’allucinazione, vede muri dappertutto. Noi vogliamo costruire ponti: per le idee e per i progetti. Futuro! è uno spazio di incontro e di confronto. Non ha confini tracciati, non ha tessere e al suo interno convivono differenze di orientamento anche sensibili. La nostra idea è semplice: spostare il discorso sul piano dei contenuti e misurare lì affinità e divergenze. I contenuti sono i grandi assenti del dibattito politico cittadino. Noi vogliamo affrontarli senza cedere alla demagogia, alla superficialità, al marketing. Competenza, responsabilità, senso delle istituzioni sono gli ingredienti che devono bilanciare scelte anche radicali che oggi si rendono necessarie per invertire la crisi del territorio. Prendiamo il tema del lavoro: esistono forti convergenze tra buona parte della sinistra, le correnti di sinistra del Pd, il mondo cattolico. Unendo queste risorse forse dei cambiamenti si potrebbero ottenere e invece no. Futuro! vuole promuovere un’intelligenza collettiva dei problemi più importanti, che faccia da base a iniziative politiche concrete.

Quali soluzioni per la città, che attende da tempo il rilancio?
Innanzitutto dobbiamo un po’ sprovincializzare il ragionamento. Per esempio, sul fronte economico, per tornare a essere competitivi sul mercato globale dobbiamo iniziare a programmare su una scala più ampia, insieme ai Comune di Collesalvetti e di Pisa, ma anche di Rosignano. Dobbiamo fare sistema, nonostante le differenze, al posto di farci concorrenza. La politica è anche la capacità di costruire terreni di azione comune, a partire dalle differenze. Dobbiamo usare gli spazi finanziari per gli investimenti in modo coordinato, per riqualificare il territorio e attirare capitali privati e finanziamenti europei. Dobbiamo costruire spazi di confronto e progettazione, primo fra tutti sulla formazione. Sui territori deve nascere un’offerta formativa davvero in continuità con le opportunità economiche reali. Servono iniziative a favore dell’inserimento lavorativo delle donne, attraverso l’offerta di servizi accessibili per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Il welfare locale deve cambiare, prendendo a modello lo schema di lavoro proposto da SIA e REI, che prevede contributi al reddito per i cittadini più fragili nel quadro di un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa monitorato da équipe miste composte da Pubblica Amministrazione e enti del terzo settore. Sul fronte casa, che è sicuramente la conseguenza più drammatica della crisi occupazione e di reddito del territorio, è necessario ampliare in tempi brevi l’offerta di alloggi a canone calmierato. C’è bisogno urgente che sia istituito un tavolo in Prefettura con i grandi proprietari di immobili e prima di tutto con le banche, che dispongono di molti appartamenti di persone che non sono più state in grado di pagare i mutui. Dobbiamo chiedere e pretendere, da chi può, un gesto di solidarietà. A mali estremi, non escludiamo la requisizione con equo indennizzo, ovviamente escludendo la piccola proprietà privata. E’ uno strumento previso, a determinate condizioni, dall’ordinamento italiano. Oggi sembra un provvedimento estremo, ma basta pensare al caso più famoso, quello di La Pira, un sindaco che è stato proclamato dalla Chiesa Cattolica “Servo di Dio”.

L’intervento della Regione è stato decisivo per inserire Livorno negli accordi di programma con Piombino e Rosignano nelle “aree di crisi complessa”?
Quella per il riconoscimento dello stato di area di crisi complessa avrebbe dovuto essere una battaglia del Sindaco. L’avesse portata avanti con convinzione, invece di attaccarla come tentativo di commissariamento, avrebbe anche potuto intestarsene il merito. Riconoscere dei meriti alla Regione è onesto, ma il comportamento del Presidente Rossi è parso spesso minato da una grande difficoltà di mettersi davvero in ascolto dei territori, di coinvolgere le città e i loro rappresentanti. Basti pensare che né lui, né, su altri temi, l’Assessore Saccardi hanno mai accettato di incontrare il Consiglio Comunale. Anche la recente proposta estemporanea di deviazione del corso del rio Maggiore è stata portata avanti senza tenere in alcun conto Livorno, i livornesi e i loro rappresentanti. Per non parlare della già citata riforma della sanità, approvata in fretta e in furia senza alcun confronto e altrettanto frettolosamente modificata per impedire lo svolgimento di un referendum democraticamente promosso e ottenuto dai cittadini.

Ultimamente si è parlato di una sua vicinanza a Campo Progressista …
Sono stato invitato a partecipare ad alcune iniziative, a Roma e in Toscana. Seguo da vicino, con interesse, l’evoluzione del progetto. Condivido l’obiettivo di elaborare a partire dai programmi una proposta politica unitaria che affronti le radici della crisi economica, sociale e morale italiana senza giocare al ribasso sulle garanzie e i diritti, come purtroppo è accaduto in questi anni. Ho molta stima di Pisapia, che oltre a essere una persona per bene è stato un bravo sindaco di Milano. Recentemente ho poi avuto modo di ascoltare dal vivo l’intervento di Laura Boldrini e l’ho condiviso in pieno. Ha detto, in sostanza, che il Pd deve rimettere in discussione le politiche degli ultimi anni in materia di lavoro, sanità, scuola e ambiente. Se non lo fa, non c’è alcune possibilità di incontro. Il discorso vale anche per Livorno. Senza chiarezza sui contenuti, le aperture restano qualcosa di politicistico. Io alle primarie come strumento di soluzione dei problemi ho sempre creduto poco. Le primarie definiscono rapporti di forza, non fanno sintesi. Se non c’è una piattaforma comune solida, sono inutili e anche dannose, perché elemento di futura instabilità. Una piattaforma per un’idea diversa di Italia e di città, non contro qualcuno. Una piattaforma tenuta insieme dalla speranza di una vita migliore, non dalla paura di una peggiore. Mi sembra, almeno per ora, che siamo molto lontani da questo punto di partenza.