Essere madre non è una vergogna
5 Giugno 2020
(Mario Bueno) Livorno, 5 giugno 2020 – Nella prima versione della app Immuni comparivano le immagini stilizzate di una donna con in braccio un bambino piccolo e di un uomo davanti al computer. Guai al mondo! L’immagine è stata ritenuta “sessista”. Molti, a partire dall’onorevole Mara Garfagna, hanno elevato vibrate proteste. L’immagine è stata così invertita: il bambino è finito in braccio all’uomo e davanti al personal computer è stata messa la donna. Niente di particolarmente grave, sia chiaro. Personalmente ho tenuto molto spesso in braccio mia figlia quando era piccola e milioni di donne lavorano davanti a un computer.
E’ però la cultura che sta dietro a questo piccolo episodio ad essere fuori luogo e per certi versi deprimente. Una cultura che nega, semplicemente, la differenza sessuale e la sua rilevanza.
E’ perfettamente naturale che il contatto fisico che unisce la madre al bambino sia superiore a quello che unisce lo stesso bambino al padre. Lo è perché è la madre a portarsi in grembo il bambino per nove mesi, è lei che lo partorisce, è sempre lei che lo allatta. Non si tratta di “convenzioni sociali” o di “sessismo”, è un dato della natura, una differenza tra maschi e femmine che fa parte della struttura ontologica degli esseri umani. Differenza che, ovviamente, non deve dar adito a discriminazioni, non deve precludere alle donne il mondo del lavoro, e in effetti non lo fa, ma che non può essere negata.
Una cosa è rifiutarsi di ridurre la donna al solo ruolo di madre, cosa completamente diversa è vergognarsi di tale ruolo, considerarlo una sorta di imposizione violenta e “sessista”, se non addirittura un ruolo minoritario. Una cosa è rifiutare le discriminazioni a base sessuale, altra cosa è affermare che i sessi non esistono, che essere maschi o femmine è una convenzione o un fatto culturale, una imposizione o al contrario una libera scelta. Questi ultimi, purtroppo, sono i deliri tipici di una civiltà ormai sempre più in crisi e decadente.
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