Franco Cardini e la crisi del Vicino Oriente
25 Febbraio 2018
(Gianni Giovangiacomo) Livorno, febbraio. Marcello Murziani, vice presidente della Fondazione Livorno, ha accolto il relatore della serata, il professore medievalista Franco Cardini illustrandogli le finalità della Fondazione e facendogli ammirare la Mostra, tutt’ora in corso, del pittore Ferdinando Chevrier. Quindi Murziani di fronte ad una sala conferenze completamente affollata, ha invitato i presenti, citando le parole di un intellettuale francese, che dicevano che è sempre opportuno “sapere per poter prevenire” ad ascoltare le parole del professor Franco Cardini che ha parlato sul tema: “Nuove prospettive sulla crisi del Vicino Oriente”. L’iniziativa dell’incontro era stata presa da tre associazioni: dal Circolo culturale “Il Centro”, il cui presidente Enrico Dello Sbarba ha ricordato che il professor Cardini “ha la squisitezza di intrattenerci sempre con argomenti di grande attualità”; dalla sezione livornese della FIDAPA che con la presidente, Angela Simini, ha sottolineato che il relatore farà “un compendio delle conferenze svolte fino ad oggi, fornendoci la conoscenza di altre culture”; e infine Spartaco Geppetti, presidente dell’ANPPIA ha chiarito che il professor Cardini “esaminerà una problematica superando quella indifferenza che sembra essere la caratteristica dei nostri giorni”. L’incontro ha avuto come moderatore il dottor Luigi Vicinanza, direttore de “Il Tirreno”, che ha subito chiesto, vista la sua recente visita a Roma, cosa ne pensasse di un dittatore come il Presidente della Turchia, Erdogan. Cardini ha rilevato che non si può prescindere dalla complessità degli avvenimenti politici e non si possono mai dare giudizi affrettati. Diffido -ha detto- del termine “dittatore”, Saddam, ad esempio, era stato nominato cittadino onorario di Detroit prima di essere chiamato “il nuovo Hitler”. Anche le dittature hanno spesso una base democratica ed è al “consenso” che bisogna guardare, in fin dei conti Erdogan esercita una autorità che gli proviene dal suo Parlamento e le dittature cadono quando perdono il consenso. Erdogan è dunque un personaggio complesso che agisce sul modello laico di Kemal Ataturk ed oggi si è fatto una base diplomatica parlando anche con i suoi tradizionali nemici per gestire il riassetto del Vicino Oriente. Vicinanza ha poi chiesto se l’Islam è una minaccia e come combattere il terrorismo. Cardini ha evidenziato che ci sono correnti pericolose per lo stesso Islam. Ci sono tanti Islam quante sono le “chiese musulmane” che tendono a divenire “chiese nazionali”. Esiste un terrorismo come tecnica di un progetto che attua una metodologia della violenza. Il terrorismo musulmano -ha continuato- nasce ai primi anni ’80 fra coloro che si vogliono liberare del governo socialista afgano. Il relatore ha fatto poi una lunga digressione sull’intervento in Oriente degli Stati Uniti a partire da Reagan e ha sottolineato le differenze tra sciiti e sunniti, sempre in lotta tra loro, la nascita dei talebani e la presenza dei volontari sauditi in Afghanistan. Il Re dell’Arabia Saudita chiese l’aiuto militare degli USA e permise che vi installassero le loro basi militari. Tutto ciò ha costituito per Bin Laden “un sacrilegio” per cui bisognava “purificare” l’Islam a partire dagli sciiti. Dunque “tra Islam e Occidente non ci può essere pace”. Gli Occidentali sono nemici delle tradizioni e “nemici dello Spirito” perciò bisogna ucciderli. Nello stesso tempo in Occidente si diffonde l’idea che “il musulmano buono è il musulmano morto”. Il Ministro Minniti ha detto che il terrorismo si sconfigge con l’intellighenzia e l’infiltrazione, ma bisogna aggiungere -ha chiarito il prof. Cardini- anche con “la conoscenza e il dialogo”. Certo bisogna anche capire chi si sente offeso nei suoi principi più sacri, e Cardini ha citato la frase di Papa Francesco quando ha detto: a chi dice male della mia mamma io gli do un pugno! Vicinanza ha terminato chiedendo dell’incontro di Davos e dell’evoluzione democratica. Il relatore ha risposto ricordando che il 10% della popolazione gestisce la ricchezza a scapito del 90% del mondo, questo crea un mondo profo
ndamente ineguale, il colonialismo perdura nello scambio asimmetrico delle ricchezze, è necessario perciò spezzare il ciclo vizioso delle multinazionali che sfruttano le ricchezze dell’Africa, mentre occorrerebbe sviluppare quelle società in loco. Per quanto riguarda l’ONU bisogna tener presente che Russia, Cina, Stati Uniti, Francia e Inghilterra, hanno il vantaggio del diritto di veto e detengono anche loro un rapporto privilegiato con i paesi ex coloniali creando anche qui un circolo vizioso che andrebbe eliminato. (Nella foto da sin.Riccardo Vitti, presidente Fondazione Livorno, Franco Cardini, Luigi Vicinanza, Enrico Dello Sbarba e Angela Simini)
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