Italia e Mediterraneo, crisi irreversibile?
18 Gennaio 2017
(Gino Fantozzi) – Registriamo di giorno in giorno un calo del prestigio del nostro Paese sul piano internazionale. Di fronte ad una Europa debolissima, e in alcuni casi addirittura inesistente, l’Italia si trova a dover contrastare l’attacco di altre comunità nazionali soprattutto sul piano economico. L’atteggiamento della Germania sulle auto FCA ne è un esempio, come pure (ed ancor più pericoloso) l’atteggiamento del neo presidente americano Donald Trump di completa disaffezione verso l’Europa su diverse questioni: la prima di carattere generale di contrasto con l’UE, sottolineata dall’appoggio esplicito alla Brexit, la seconda riguardante l’accordo con la Russia di Putin sulle politiche medio orientali che sembrano ripercuotersi nell’abbandono totale della presenza Nato nel Mediterraneo che negli effetti potrebbe determinare un vantaggio della “Libia di Tobruk” su quella di Tripoli. Per tutti ricordiamo, a questo proposito, la disponibilità del governo non riconosciuto dalla comunità internazionale di Tobruk, a concedere a Putin l’ insediamento addirittura di due basi militari in Cireanica.
Una situazione generalmente complessa e pericolosa che tende ad isolare sempre più l’unico Paese, l’Italia, che finora si è battuto per un ruolo dell’Europa nel Mediterraneo, raggiungendo a suo tempo importanti risultati come l’accordo per la costituzione del governo di Tripoli; la questione dell’immigrazione con la “conquista” di un ruolo europeo e non più solo italiano riguardante il controllo del mare tra il nord Africa e la Sicilia; il lavoro costante per la ricerca di un rapporto costruttivo con i paesi africani per per contrastare il processo di emigrazione verso l’Europa; il lavoro per una nuova politica di cooperazione europea con i paesi a sud del Mediterraneo.
L’avvio di questa politica è si è interrotto in un momento delicato della situazione interna italiana alla quale ha corrisposto anche un indebolimento delle leadership europee (Francia e Germania in particolare) e un atteggiamento ancor più spregiudicatamente nazionalista (e quindi antiUE) dei paesi dell’est europeo di recente adesione: Ungheria e Polonia in particolare.
A quel punto in Italia, per un arretramento del partito di maggioranza relativa e dell’esito disastroso del referendum costituzionale, e non ultima per l’ascesa di forze il cui successo è al di fuori delle logiche tradizionali della coerenza e della serietà delle proposte programmatiche, difficilmente spiegabili se non nel marcare un notevole contributo di anti sistema, che si è determinato il forte rallentamento di una tensione positiva del nostro Paese sugli altri Paesi europei.
Se in Italia, a mio avviso, non si raggiungerà una sensibilità comune tra le forze democratiche del Paese rispetto a queste problematiche di carattere internazionale, se non si riuscirà a fare un fronte unitario e consapevole che assuma l’interesse generale della nostra comunità, e si continuerà a dibattere magari sui voucher (solo per esempio) tendendo a dividere e a confondere ancor più il cittadino, credo che magari si otterrà tra qualche mese un migliore e sacrosanto ordinamento del lavoro a tempo determinato, ma una economia ancor più debole e una ulteriore fuga di investitori stranieri come nel caso emblematico del fondo del Qatar e del Monte de’ Paschi che ha obbligato il governo ad intervenire. Non credo che il confronto sui voucher (che ho preso solo ad esempio lo ripeto) non sia importante ma non può distogliere, come altri, e tenere in ostaggio un governo dal dedicarsi con molta più attenzione e con più forza. a quei problemi che prima ho elencato. Ne va della “indipendenza” economica e chissà anche politica di fatto del nostro Paese. fantozzigino@gmail.com
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