Non era una rapina finita male, a far uccidere l’architetto fu la ex moglie
6 Ottobre 2016
Como – Non ha esitato a far uccidere il marito, Vittorio Molteni, architetto, 58 anni, pur di avere l’affido esclusivo delle figlie di 6 e 9 anni. Daniela Rho, 46 anni, figlia di un noto imprenditore brianzolo del settore dell’arredamento di lusso, ha ingaggiato due balordi che avrebbero dovuto “solo” gambizzarlo ed invece lo hanno ucciso. Così dieci persone, tra cui lei, sono finite in carcere per un delitto che, all’inizio, sembrava compiuto da dei malviventi che volevano svaligiare l’appartamento di Molteni. Invece non si trattava di una rapina finita male. I Carabinieri di Como lo hanno capito fin da subito, visto il modo in cui l’architetto era stato ucciso, ma non è stato facile smascherare l’intreccio di complicità e di responsabilità che il 14 ottobre 2014 portò all’esecuzione, nel cortile della sua abitazione di Carugo, del povero Molteni. Che dietro al delitto ci fosse un agguato, dal momento che l’architetto era stato ucciso da due colpi di pistola sparati alle spalle, era stato chiaro fin da subito, ma ai Carabinieri sono occorsi quasi due anni per far emergere la verità. Ad incanalare gli inquirenti sulla giusta strada, le troppe coincidenze connesse alle vidende familiari. A Molteni, quando il Tribunale di Como aveva stabilito che le bambine potevano trascorrere il fine settimana con lui, avevano bruciato una finestra dell’abitazione. E pochi giorni prima della sua uccisione era stata prima bruciata l’auto e poi qualcuno aveva sparato otto colpi di pistola sempre verso le sue finestre. In quel periodo l’ex moglie aveva presentato istanza per chiedere l’interruzione dei pernottamenti ed a supporto della sua richiesta aveva affermato che l’ex marito aveva frequentazioni equivoche e che si trovava al centro di situazioni poco chiare e rischiose per le bambine. Nonostante ciò il Tribunale aveva respinto la richiesta della donna, confermando il diritto dell’uomo a vedere le bambine. Solo due giorni dopo, il delitto. La supposizione degli inquirenti è stata che, nella fantasia della donna, la gambizzazione del marito, poi rimasto ucciso, dovesse convincere il Tribunale della correttezza e dell’avvedutezza delle richieste relative all’affido esclusivo delle figlie. Invece i Carabinieri, in oltre un anno di indagini, hanno scoperto che dietro agli spari, agli incendi e al delitto dell’architetto, c’erano l’ex moglie e il suo amante, Alberto Brivio, 49 anni, commercialista e dipendente anche lui, come Molteni, dell’azienda della famiglia Rho. Ad incastrare la donna sono state le dichiarazioni della guardia giurata che ha fatto da mediatore con gli autori materiali del delitto e l’individuazione degli assassini. Sono stati inoltre rinvenute prove del fatto che le persone coinvolte nel delitto hanno ricevuto un “premio” di 10 mila euro ciascuno. Per la Rho e per il suo amante, accusato di aver organizzato l’attentato assieme alla donna, è stata disposta la misura cautelare in carcere.
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