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29 Dicembre 2024

Edoardo Gonzaga (foto fornita da Simini)

Veterinaria, Gonzaga: “Anche la fitoterapia ci viene in aiuto nella cura dei pet”


(Marco Ceccarini) Livorno, 26 dicembre 2024 – Ultimamente si parla molto dell’impiego delle piante nella cura dei nostri pet, campo assai complesso e che pochi medici utilizzano, ancor meno in ambito veterinario. Ma cosa sta accadendo? Lo chiediamo al dotto Edoardo Gonzaga, medico veterinario, che ha conseguito un master di secondo livello col massimo dei voti in ambito di nutrizione e fitoterapia e che regolarmente associa le piante nella pratica clinica di tutti i giorni.

Dottor Gonzaga, da qualche tempo si parla sempre di più dell’impiego delle piante nella cura dei pet. Cosa sta accadendo? Ce lo può spiegare?

“La fitoterapia è una pratica terapeutica basata sull’impiego di estratti provenienti da piante officinali e pertanto naturali al 100%. Questi si ricavano da parti ben precise della pianta, ovvero quelle nelle quali sono presenti concentrazioni elevate del principio attivo terapeutico richiesto. Attraverso precisi metodi di estrazione è possibile dar vita a diversi preparati quali: tinture madri, estratti idroalcolici, macerati glicerinati, estratti secchi, oli essenziali ed altri ancora, insomma tante formulazioni diverse in funzione del modo in cui tali principi, in gergo definiti ‘droghe’, devono esser dispensati. Il punto fondamentale dell’impiego delle piante nelle terapie risiede nel fatto che queste rispettano i precetti base di qualsiasi farmaco: semplicità, tempestività, compatibilità ma soprattutto la ripetibilità dell’effetto. Erroneamente la fitoterapia è stata considerata per lungo tempo come ‘alternativa’, cosa quanto mai inesatta, in quanto oltre il 50 per cento dei farmaci presenti nel prontuario terapeutico sono costituiti da molecole purificate provenienti da piante officinali. Un esempio? dal salice otteniamo la ‘salicina’ base dell’aspirina, dal papavero la ‘morfina’, dalla digitalis purpurea la ‘digossina’, dalla beladonna la ‘atropina’. Precedentemente la fitoterapia è stata l’unico metodo utilizzato per la cura delle patologie croniche, ed è proprio questa base che progressivamente ha spinto verso un “rispolvero” dell’impiego dei principi attivi naturali. Oggi siamo arrivati al traguardo di trattare molte patologie croniche, combinando l’impiego dei farmaci ‘tradizionali’ con le piante officinali, sia in medicina umana che veterinaria, parlando quindi di una medicina integrata”.

Perché oggi ci interessiamo di più nell’impiego delle piante per i nostri amici a quattro zampe?

“Le persone oggi sono molto più attente ed informate riguardo al concetto di cura ed ancor di più quando si parla dei loro piccoli amici. Un progressivo ritorno all’impiego delle piante è conseguente ai danni sempre più frequenti, derivanti dall’impiego protratto di farmaci. Una terapia quando viene mirata ad eliminare un sintomo, ha come conseguenza numerose reazioni avverse che sono fonte di preoccupazione e oggetto di studio. Paradossalmente oggi siamo arrivati a constatare che molti farmaci sono causa di nuove malattie definite come ‘iatrogene’ ossia conseguenti. Nella pratica clinica di tutti i giorni, sempre più tempo viene dedicato a spiegare il raziocinio della terapia, oltre che le conseguenze che da essa ne potrebbero derivare (effetti secondari). Condizione che i proprietari richiedono e accolgono favorevolmente. Diventa quindi naturale che, sia il mondo accademico che i proprietari, si avvicinino sempre più a terapie intese come ‘più naturali’ e decisamente meglio tollerate”.

È possibile quindi affermare che in alcune circostanze la pianta è più curativa di una medicina?

“Assolutamente no, dire che c’è stata una riscoperta delle piante non vuol dire che sia possibile curare tutto, è invece possibile attestare che la fitoterapia è ottima soprattutto quando utilizzata in sinergia con i farmaci. Non a caso, attraverso l’uso combinato con le piante, si arriva ad una miglior gestione del problema in termini di concentrazioni, tempi, efficacia e risultati”.

Quali sono le piante maggiormente impiegate nella pratica clinica?

“Personalmente ho constatato che, visto il crescente numero di pazienti anziani, l’impiego della bosweilla serrata è efficace per l’artrite, l’artrosi ma anche per i dolori muscolari. Mentre, tra le piante che un tempo erano appannaggio della “nonna” quando si avevano problemi di digestione, impiego il tarassaco, il cardo mariano, la bardana, la pimpinella, oltre a l’echinacea e i propoli per rafforzare la difese immunitarie e tante altre ancora per i soggetti allergici, intolleranti, malati di insufficienza epatica o renale”.

Come è possibile dispensarle ai nostri pet?

“Molto più facile di quanto non si pensi, fortunatamente molti farmacisti sono ottimi preparatori di galenici e tramite una precisa ricetta è possibile dare vita a formulazioni quali capsule, non più grandi di pochi millimetri, ma anche paste e sciroppi etc, i quali a loro volta, possono essere “insaporiti” tramite l’impiego di specifici aromi, per aumentare la “compliance del paziente”; pensiamo ad un gatto poco “gestibile” ed al vantaggio offerto da una ‘pillola indorata’. Le formulazioni galeniche offrono inoltre il beneficio di associare diversi principi attivi, con il fine di limitare il numero delle somministrazioni. Inoltre, offrono la possibilità di preparare tutte quelle concentrazioni che l’industria farmaceutica, per diverse motivazioni, non produce o produce in formulazioni non adatte ai pet”.

Dorror Gonzaga, da quanto tempo impiega la fitoterapia veterinaria e con quale modalità?

“Prima del master impiegavo prodotti in commercio come forma di integrazione alla terapia. Dopo il Master in nutrizione e fitoterapia, le conoscenze sono incredibilmente aumentate, e sono in grado di stabilire quali siano i dosaggi, le concentrazioni e le formulazioni migliori che devono essere preparate e impiegate per le esigenze dei singoli pazienti. Per un miglior risultato integro molto spesso l’impiego della fitoterapia veterinaria con piani nutrizionali specifici”.

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