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24 Novembre 2024

La Commissione del Senato sul Moby Prince: non c’era nebbia la sera della tragedia. Carenze nei soccorsi, alcuni passeggeri potevano essere salvati


(Massimo Masiero) Livorno. 24 gennaio. Quella sera terribile della tragedia del Moby Prince, il 10 aprile 1991, alle 22,30 nella rada del porto di Livorno non c’era nebbia. Lo scontro con la petroliera Agip Abruzzo provocò 140 morti, tutti i passeggeri del traghetto. Si salvò soltanto il mozzo Bertrand, che poi non fu ritenuto più affidabile nelle testimonianze. La commissione d’inchiesta lo ha evidenziato nel pomeriggio di oggi nella relazione conclusiva, dopo due anni di lavori,presentata dal presidente Silvio Lai (Pd), che ha dichiarato che quanto accaduto non è riconducibile “alla presenza della nebbia e alla condotta colposa avuta dal comando del traghetto”. La relazione definisce “carente e condizionata da diversi fattori esterni” l’indagine della Procura di Livorno. Ritiene che la petroliera “si trovasse in zona di divieto di ancoraggio’ e che il Moby Prince abbia avuto un’alterazione nella rotta di navigazione.
Sui soccorsi alcuni passeggeri – secondo la Commissione – potevano essere salvati ma durante le ore cruciali “la Capitaneria di porto apparve del tutto incapace di coordinare un’azione di soccorso”. Una smentita dell’altra verità finora conosciuta, secondo la quale la nebbia avrebbe avuto un ruolo essenziale perchè non permise al traghetto di vedere l’Agip Abruzzo. Il processi si conclusero con l’assoluzione degli imputati. “Tutte le testimonianze – ha detto Lai – concordano: quel giorno, prima della collisione, nella rada di nebbia non ce n’era. Dopo, con lo sprigionarsi del fumo dell’incendio, sì. Ma prima la nebbia non risulta in alcuna versione raccolta”.
Sui soccorsi altra pesante considerazione: scattati dopo un’ora dall’aver individuato la nave in fiamme, secondo la Commissione, “si è rinunciato a spegnere il fuoco” e “a salvare le persone che probabilmente a bordo erano ancora vive”. Ed ha aggiunto che è “scientificamente impossibile”,secondo il parere di esperti, che tutte le vittime siano morte “nel giro di mezzora”, come si è sempre ritenuto.
E’ probabile che invece alcuni passeggeri restarono, con l’incendio in corso, in zone di ritenute abbastanza sicure “molto a lungo”, in attesa di soccorsi mai arrivati.
Anche le indagini sono state ritenute lacunose dalla Commissione: la petroliera posizionata in una zona di “divieto di ancoraggio”; le “indagini sommarie” della Capitaneria; i “tentativi di manomissione”; la “lacunosa indagine medico-legale finalizzata solo al riconoscimento delle vittime e non all’accertamento delle cause della morte”. E ancora. “Riteniamo di poter affermare che sia intervenuto un disturbo della navigazione per il Moby Prince”, ha detto il senatore del Pd, che si è anche detto colpito, lui e i colleghi per “l’accordo assicurativo dopo soli due mesi dall’evento tra gli armatori delle due navi”.
Pertanto, fare luce su quanto accaduto quella sera maledetta è, come l’ha definito il presidente del Senato Pietro Grasso nel suo intervento introduttivo, “un percorso tortuoso”, caratterizzato da “coperture e omissioni”.
“Una ferita ancora aperta per il nostro paese”, come l’ha definita il premier Paolo Gentiloni.
Si apriranno probabilmente nuovi scenari per far luce sulla vicenda, come chiedono da tempo i familiari delle vittime per fare giustizia. E’ quanto auspicato dal presidente Lai, che invierà il dossier alla Procura della Repubblica, con la speranza, ha detto citando Aldo Moro, che la verità e il lavoro svolto aiutino ad essere più coraggiosi.