Intervista a Darya Majidi: “Livorno, città immobile, ma giovani creativi”
11 Maggio 2018
(Ruggero Morelli) Livorno, 11 maggio 2018. Due ore sono passate in un soffio. Il libro di Darya Majidi ‘Donne 4.0’ – ed.Amazon,2018, posato al centro del tavolo ovale, il manifesto con la descrizione della prossima iniziativa della Daxo Group per la formazione delle donne denominato ”Empowerment Donne 4.0”, al centro della sala.
Una serie di domande e risposte che hanno toccato gli anni durante i quali Darya ha vissuto le molte esperienze raccontate con passione nel libro che descrive bene la sua personalità prorompente e il suo essere donna determinata.
Dopo gli anni di Teheran in una famiglia numerosa e la prematura scomparsa della mamma, la laurea in informatica ed i master in strategia aziendale, arrivano quelli dell’impegno nel lavoro e nell’associazione dei giovani industriali. Mentre crea alcune società high-tech – la prima delle quali una spinoff della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa grazie a collaborazioni con il professor Paolo Dario, il sindaco Alessandro Cosimi la chiama nella sua giunta e le affida la delega alla innovazione.
Intanto sono arrivati anche il tempo dell’amore, del matrimonio e della figlia. Saranno anni impegnativi tra lavoro, famiglia e assessorato, ma la sua filosofia le consente di considerare il tempo dedicato al lavoro utile e non sottratto alla famiglia, e così quello passato con marito e figlia goduto appieno senza ansie per il lavoro o l’impegno pubblico.
Si sofferma di più sulla esperienza di assessore – sapendo dei miei precedenti simili e lontani – e racconta delle difficoltà derivate dalla non appartenenza ai partiti ed in particolare al partito di maggioranza. Naturalmente avvertiva anche la condizione di donna tra molti uomini con una cultura ancora antica. Tra l’altro ricordiamo che anche a Livorno ed in Toscana i partiti e gli enti sono stati e sono diretti soltanto da uomini. Si può citare l’esperienza di Edda Fagni come eccezione che conferma la regola.
Per una sorta di destino felice la sua azienda ha la sede al n°35 nella via Edda Fagni, a lei dedicata di recente. Guarda caso, è una delle pochissime vie dedicate a donne.
Descrive le innovazioni che ritenne necessarie per la amministrazione pubblica se si voleva che la parte privata, cittadini e imprese, potessero godere dei servizi e dialogare con il comune: ”la rete wi-fi gratuita, il cablaggio in fibra della città, l’anagrafe digitale online, gli sportelli online per imprese e cittadini, sono risultai concreti lasciati in dote alla città. Nel frattempo purtroppo alcuni settori del Comune non progredirono come avevano promesso, la crisi economica e finanziaria incombeva e la situazione della città decadeva.” Le conseguenze le abbiamo vedute e vissute insieme.
Le sue caratteristiche di donna intraprendente e competente erano state notate tanto che il gruppo che faceva capo a Luca Montezemolo le propose un incarico. ”Conoscevo Montezemolo già dai tempi di Confindustria e non accettai pensando che fosse una passione temporanea per la politica. Feci la scelta giusta per fortuna, visto come si è conclusa l’esperienza di Scelta Civica.”
Un tratto decisivo della sua formazione, accompagnata dalle tre C Cuore, Coraggio e Competenza, avvenne nel tempo del master in gestione aziendale diretto dal professor Silvio Bianchi, che subito dopo la volle come docente nei suoi corsi.
Si stratificavano esperienze che incidevano sulla sua maturità di donna-mamma e di imprenditrice, con l’attenzione rivolta sempre alla emancipazione delle donne di talento. ”Ce ne sono tante che restano in ombra sia per carenza di spinta dei genitori, sia per l’assenza di supporto dai compagni e dalla società, sia per la mancanza di coraggio e di autostima.”
Da qui altre iniziative sino alla nascita della società Daxo Group e della controllata Daxolab, che facilità l’incontro tra soggetti diversi, nella fase di avvio di attività professionali, e offre guida e servizi per consolidare conoscenze e relazioni sulle quali costruire il futuro.
La sede dove siamo per l’intervista, è un coworking e una startup house, con più di 400 mq divisi su più ambienti dotati di scrivanie, connettività e attrezzature d’ufficio complete, che ospita professionisti ed imprese innovative.
Ormai anche in Italia sono molte le società di coworking che svolgono questo ruolo. A Livorno soltanto la Daxolab è certificata dalla Regione Toscana come coworking accreditato e come startup house riconosciuta. La Regione Toscana da tempo ha inserito questo settore tra le proprie attività di sviluppo. A breve ulteriori 300 mq verranno inaugurati da Darya e il suo team e dedicati a sviluppare nuovi progetti imprenditoriali.
Mentre si parla del libro, dei successi e degli insuccessi, entrano in sala alcune ‘grandi’ amiche che si aggiungono agli argomenti della intervista. Sono amiche e lo si vede, ma sono anche imprenditrici che hanno in ponte corsi e progetti da realizzare in collaborazione con Darya; e perchè no anche momenti di relax tra donne.
Le abbiamo posto tre domande: “Come vedi il futuro della città? “S
Quali sono i rapporti col mondo degli imprenditori? “Le mie aziende sono iscritte da sempre in Confindustria dove sono cresciuta e dove c’è stima e supporto tra gli imprenditori che sono riusciti in qualche modo a superare la grande crisi recessiva che ha devastato non solo Livorno, ma l’Italia e il mondo intero. Tante aziende non ci sono più e tanti imprenditori hanno sofferto molto. Le famiglie storiche, stanno affrontando il passaggio generazionale, mentre ultimamente stanno arrivando i nuovi imprenditori con nuove aziende di prima generazione. Queste aziende trovano in Daxolab, un ambiente unico a Livorno, dove poter valutare l’idea imprenditoriale e con il supporto di esperti, definire al meglio il proprio modello di business. I primi mesi di una startup sono vitali e noi cerchiamo di supportare questa fase con le competenze necessarie”.
Oggi le donne che scrivono libri (ricordo di passaggio Tinagli, Giovannini, Panza, Depas, Possenti, Carrozza) sono parte numerosa in vari settori: scuola, sanità, magistratura, editoria, giornali, anche tra le laureate. Si avverte una crescita della consapevolezza delle donne nella loro capacità e sensibilità. Che fare per accrescerle? “I numeri parlano chiaro. Ormai in molti settori il numero delle laureate ha superato quello dei laureati: basti pensare a medicina. Ma ancora nei settori più tipicamente tecnici e maschili, ad esempio nei vari settori di ingegneria; vi è un gender gap importante da colmare ed ecco perché nel mio libro incito le donne a non temere le tecnologie, ma a vederle come le proprie migliori alleate per creare nuovi servizi e nuovi modelli di business. La cultura italiana è ancora molto maschilista, ma molta strada è stata fatta e sono convinta che le giovani donne mettendo a frutto le proprie competenze e lottando con cuore e coraggio sapranno prendere il ruolo che meritano e fare una reale differenza. Come dice Mandela : sappiamo cosa deve essere fatto, basta avere la volontà di farlo”. ruggeromorelli@libero.it
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