Caravaggio tra realtà e fantasia nel film di Roberto Andò
18 Settembre 2018
Livorno, 18 settembre 2018. Presentato fuori concorso alla fine della 75à Mostra del cinema ‘Una storia senza nome’ di Roberto Andò è piaciuto al pubblico, stremato dalle lunghe proiezioni dei film in concorso, esce ora nelle sale. Tra realtà e ironica ricostruzione il film gioca sul doppio binario del giallo che avvolge la sparizione del celebre dipinto del Caravaggio e le false verità dl mondo del cinema.
“Con Angelo Pasquini e Giacomo Bendotti abbiamo scelto una vicenda leggendaria degli annali criminali italiani, il furto della Natività di Caravaggio, avvenuto a Palermo nel 1969, un tempo in cui la città era preda del crimine organizzato, cioè della mafia, e anche della più completa indifferenza civile -dichiara Andò – Quell’anno i ladri prelevarono il quadro dallo splendido Oratorio di San Lorenzo, scolpito dal grande scultore Giacomo Serpotta e in una notte di pioggia lo portarono via con un’Ape”. Ma come si inserisce la storia vera con la produzione di un film del quale neanche il produttore conosce la sceneggiatura? Ci pensa un misterioso personaggio a suggerire alla sceneggiatrice in incognito, una timida ghost-writer, una bella storia, raccontando come sia stata la mafia a rubare a Palermo il quadro dal valore inestimabile.
Valeria (Micaela Ramazzotti), giovane segretaria di un produttore cinematografico, vive sullo stesso pianerottolo della madre, Amalia, donna eccentrica e nevrotica (Laura Morante) e scrive in incognito per uno sceneggiatore di successo, Alessandro (Alessandro Gassmann). Un giorno, Valeria riceve in regalo da uno sconosciuto, un poliziotto in pensione (Renato Carpentieri), la trama di un film. Ma quel plot è pericoloso, “la storia senza nome” racconta infatti il misterioso furto, avvenuto a Palermo nel 1969, di un celebre quadro di Caravaggio, la Natività/ (nella foto). Da quel momento, la sceneggiatrice si troverà immersa in un meccanismo implacabile e rocambolesco. Valeria diventa l’esca di una storia incontrollabile ritrovandosi coinvolta in una serie imprevedibile di contraccolpi.
“Con questo film avevo voglia di ritornare a un tono leggero, e di ritrovare temi che mi accompagnano da sempre: il fascino dell’impostura, i sentimenti nascosti che aspettano il momento propizio per uscire allo scoperto, gli equivoci che fanno d’improvviso deragliare la vita lasciandone esplodere il lato comico e imprevisto”. Ha dichiarato Roberto Andò.
Molti anni dopo il furto , il pentito Francesco Marino Mannoia rivelò che si era trattato del primo furto su commissione eseguito dalla mafia. Raccontò anche di come la tela, al momento d’essere srotolata davanti al misterioso committente, si fosse sbriciolata in mille, minuscoli, frammenti. In seguito, altre deposizioni di pentiti contraddissero o amplificarono questa versione, sino a quando i mafiosi, poco prima degli attentati che colpirono Firenze, offrirono allo Stato la restituzione del quadro in cambio di un ritocco sostanziale del 41 bis. La strage dei Gergofili spazzò via, in modo definitivo, quell’assurda trattativa. Il film ha un ottimo cast anche nei ruoli minori ed è in parte ambientato a Palermo dove esiste una bella copia della Natività. donatellanesti@libero.it
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