L’università di Milano riproduce all’Elba il vino dell’antichità
4 Dicembre 2018
(Stefano Bramanti) Portoferraio, 4 dicembre 2018 – Il professor Attilio Scienza, del dipartimento di Scienze agrarie a all’Università di Milano, non ha dubbi: la sperimentazione che sta portando avanti con Antonio Arrighi, nella tenuta agricola del viticoltore a Porto Azzurro, per riprodurre il vino alla maniera dei greci dell’isola di Chios di 2400 anni fa, è di interesse internazionale. Per cui ‘Elba tutta dovrebbe sostenere tale impegno. E intanto giovedì’ scorso il docente ha fatto un primo assaggio del nettare made in Elba, nella fattoria di Pian del Monte, e il vino elbano-greco sarà pronto tra alcuni mesi. E’ stata presente, a tale momento, anche la cinese Jing Jing, laureata in Italia in lingue e laureanda in Enologia, che vuol far conoscere nella sua nazione questa realtà sperimentale elbana. Oltre a lei anche lo staff del viticoltore che si impegna per realizzare un filmato sulle varie fasi della “produzione greca, per cui ha coinvolto il regista Stefano Muti e il fotografo Roberto Ridi, che agiscono col supporto dell’Università di Pisa, per poi partecipare al Festival del vino di Montpellier, con il video.
“Col docente – ha detto Arrighi -stiamo portando avanti questa prova e mi ha fatto notare che non si conoscono al momento sperimentazioni del genere nel pianeta, per cui è una iniziativa di valore storico e scientifico”. Allora è chiaro che per promuovere e realizzare un progetto del genere, vanno messe in campo risorse generali del territorio elbano, non solo quelle di un’unica azienda. Abbiamo allora sentito il docente, ordinario di Viticoltura presso l’Università degli Studi di Milano, responsabile di numerosi progetti di ricerca agronomici sulla vite, spesso impegnato come responsabile scientifico in convegni nazionali ed internazionali e autore di otre 300 pubblicazioni. “Si tratta di archeologia sperimentale – ha detto- che riproduce il vino come veniva fatto dai greci dell’isola di Chios, che arrivavano fino all’Elba intorno al IV e V secolo avanti Cristo. Vinificavano con tecniche segrete in anfore, ma gli etruschi le imitavano usando il vino Ansonica, simile al vino greco Sideritis”.
Ecco la tecnica “segreta”: i grappoli di Arrighi sono stati a suo tempo messi in mare, in ceste di vimini, per alcuni giorni e il bagno salato ha eliminato la sostanza cerosa “ la pruina”, dalla superficie degli acini. Poi i grappoli sono stati posti su graticci ad asciugare e prima dell’ appassimento, sono stati messi in anfore di terracotta per la fermentazione. Ora il prezioso materiale è in anfora con le proprie bucce e non resta che attendere la primavera, quando avremo la sentenza sulla nascita del nuovo vino sperimentale, riprodotto con l’apporto del docente Scienza, come facevano i greci nell’antichità. Sarà il primo caso al mondo. L’Elba vorrà partecipare e sostenere questa archeologia sperimentale?
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