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23 Novembre 2024

Marco Barzanti, candidato alla presidenza della Toscana del Pci (foto Faini)

Giani sul palco con la bandiera del Pci, Barzanti: “Ti capiamo perché non hai valori, ma non lo rifare”


Livorno, 2 settembre 2020 – “Lo capiamo, poveretto, Giani. Capiamo la vergogna di appartenere a un partito che non ha più valori e nessun tipo di valenza politica, un partito che alla guida della Toscana ha fatto solo danni. Il fatto che nei suoi comizi sventoli od anche solo prenda in mano la bandiera del Partito comunista italiano dimostra tutta la sua pochezza, la sua fragilità, tutta la sua inconsistenza politica. Evidentemente ha capito di non essere un candidato vincente e cerca di recuperare tirando fuori la bandiera del Pci, visti gli alti valori storici e morali del nostro partito, che con il Partito democratico, il partito di Giani, non ha nulla a che fare”.

Così il candidato alla presidenza della regione Toscana del ricostituito Partito comunista italiano, Marco Barzanti, commenta la foto, pubblicata dal consigliere regionale Francesco Gazzetti del Pd sul proprio profilo Facebook, che ritrae Eugenio Giani, candidato presidente del Pd, con la bandiera del Pci in mano sul palco di un comizio a Livorno.

Il commento di Barzanti, diffuso da una nota dell’ufficio stampa del Pci, che lo “compatisce ma lo diffida pubblicamente”, arriva assieme a quello del segretario della federazione livornese del Pci, Luigi Moggia, che si rivolge all’elettorato del Pd per chiedere di “votare in massa il Partito comunista italiano”.

“Se voleva i comunisti, doveva rivolgersi al Partito comunista italiano”, fa notare Barzanti, il quale aggiunge: “Che però avrebbe rimandato al mittente ogni invito, ogni proposta del Pd, perché noi siamo tornati non per cercare alleanze o fare inciuci, ma per ridare speranza alla Toscana, per porci come forza di governo e cancellare il malgoverno e le malefatte di Martini e di Rossi, che non sono un aperitivo, ma gli ultimi due presidenti espressi dal Pd, il partito neoliberista che in Toscana ha svenduto la sanità e privatizzato anche l’aria che si respira”, aggiunge Barzanti. “Per questo diffidiamo pubblicamente Giani a sventolare la bandiera di un partito che non è il suo, non è mai stato il suo, non può essere il suo e soprattutto che è in competizione elettorale con lui”.

Anche il commento di Luigi Moggia, segretario della federazione livornese del Pci, è molto duro: “Quando sul profilo di Gazzetti ho visto quella foto, sono trasecolato. Ma poi ho capito. Giani è venuto a Livorno, in una città storicamente comunista, per tentare di giocare sui sentimenti della gente. Ma i livornesi sanno bene che prima con il giravoltista Cosimi, poi con l’attila della sanità Rossi, la loro città è stata trattata dal comune di Livorno e dalla regione Toscana come una cenerentola. Sanno tutto questo e non si faranno incantare dalle messe in scena. Soprattutto i livornesi sanno che il Pd non ha nulla a che vedere con il Pci e la sua gloriosa storia fatta di lotte per la democrazia e per i diritti dei lavoratori”.

Questa la conclusione di Moggia: “Il Pd ha da tempo abbandonato l’idea del socialismo per abbracciare il liberismo più bieco e sfrenato. Al governo il Pd ha alimentato una macelleria sociale inaccettabile stringendo alleanze con il sistema finanziario ed i grandi imprenditori. Idem in regione Toscana. Che vuole, Giani, dal nostro simbolo? Lo lasci stare. Lui, sventolando la bandiera rossa con la falce e il martello, cerca di ingannare l’elettorato, certo, ma non siamo buonisti e perciò gli diciamo di buttare giù le mani dal nostro simbolo ed invitiamo il popolo del Pd, almeno coloro che hanno sentimenti simili ai nostri, a votarci, votarci in massa. Dateci fiducia, date forza al rinato Partito comunista italiano, perché vogliamo ricostruire la Toscana e mandare a casa chi imbroglia i vostri sentimenti e tradisce le vostre aspettative”.

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