Presentata la mostra sul pittore livornese Puccini, il Van Gogh involontario
1 Luglio 2021
(Donatella Nesti) Livorno, 1 luglio 2021 – E’ stata presentata alla stampa oggi, giovedì 1° luglio, la mostra “Mario Puccini il Van Gogh involontario” aperta al pubblico al Museo della Città da domani, venerdì 2 luglio. Presenti alla presentazione Il sindaco Luca Salvetti, l’assessore Simone Lenzi, i rappresentanti della Fondazione Livorno Luciano Barsotti e Olimpia Vaccari e la esperta curatrice Nadia Marchioni.
“In questo anno e mezzo di trepidazione dovuta alla pandemia”, ha dichiarato Salvetti, “siamo comunque riusciti a far pulsare il Museo della città. Questo è un omaggio a un personaggio straordinario che la struttura rende in maniera eccellente. Sono molto contento del lavoro fatto e di tutti quelli che si sono spesi affinché fosse possibile realizzarlo. Questo progetto rientra nell’intento dell’amministrazione di valorizzare personaggi illustri nati a Livorno come il grande successo della mostra su Modigliani”
“Una rivelazione per me sono state le cose di Mario Puccini, un selvaggio pittore livornese allievo del Fattori: ha circa 50 anni. E’ un Van Gogh involontario: fortissimo; tu vedessi che colori, tu vedessi che fiere, che paesi, che mari, che barche in porto, ammassate, catramose”. Così scriveva il critico Emilio Cecchi alla moglie pittrice Leonetta Pieraccini nel 1913, indicando i due poli entro cui nacque e si sviluppò l’opera di Puccini; il grande erede del macchiaiolo Fattori, infatti, seppe rinnovare il messaggio del Maestro guardando ai più fulgidi esempi d’Oltralpe, uno su tutti il celebre Giardiniere di Vincent van Gogh (oggi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma), evocato in mostra come una delle maggiori novità visibili a Firenze dal 1910 presso la raccolta del collezionista-pittore Gustavo Sforni, che di Puccini divenne in quegli anni premuroso amico.
L’esperienza della reclusione in manicomio ventiquattrenne (1893-1898), per oltre quattro anni, non spense la passione di Puccini per la propria arte; sostenuto dall’esempio di amici artisti, fra cui Plinio Nomellini e Oscar Ghiglia, riprese a dipingere ai primi del Novecento, perfettamente aggiornato sulle novità europee grazie alle frequentazioni di importanti mercanti e collezionisti fiorentini ed al vivace dibattito culturale che si sviluppava nelle sale del livornese Caffé Bardi, dove s’intratteneva, durante il suo ritorno in Italia, il concittadino Modigliani, che con Puccini condivide l’anno di morte 1920.
Curata da Nadia Marchioni affiancata da un Comitato scientifico formato da Vincenzo Farinella, Gianni Schiavon e Carlo Sisi, l’esposizione celebra il centenario della morte del pittore del 2020 e amplia le ricerche avviate in occasione dell’esposizione del 2015 al Palazzo Mediceo di Seravezza.
“Il suo aggiornamento in senso europeo – afferma la curatrice Nadia Marchioni- era probabilmente già avviato nel 1910, grazie al confronto diretto con i dipinti di Van Gogh, Cézanne, Gauguin osservati, fra gli altri, alla celebre Prima Mostra fiorentina dell’Impressionismo e stimolato dagli esempi di Alfredo Müller e Plinio Nomellini, come lui cresciuti nell’orbita di Fattori. Da questo momento la carriera artistica di Puccini fiorì grazie allo stesso Sforni, a Mario Galli ed altri raffinati collezionisti che commissionarono e acquistarono le sue opere. L’esposizione dell’opera di Puccini, assecondando la cronologia, segue anche un criterio tematico, con i dipinti più rappresentativi fra tutti i generi prediletti dall’artista: ritratti, nature morte, vedute del porto di Livorno e, soprattutto, paesaggi, nei quali il lirismo cromatico raggiunge vertici di altissima sensibilità”. Con oltre centoquaranta opere divise in otto sezioni, “la mostra è l’occasione – prosegue la curatrice – per far dialogare i capolavori della citata collezione con una serie di altri selezionati dipinti provenienti da diverse raccolte e da prestigiose istituzioni museali come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e le Gallerie degli Uffizi, per illustrare il percorso dell’artista nella sua completezza e attraverso i lavori di più alta qualità formale, permettendo al pubblico e agli studiosi di confrontarsi con opere rare o mai viste precedentemente e aggiungendo preziosi tasselli alla conoscenza dell’enigmatica figura di un artista “senza storia” e del vivacissimo panorama artistico toscano fra la fine dell’Ottocento e i primi venti anni del Novecento”.
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