Elogio della Follia al centro artistico Il Grattacielo
20 Aprile 2017
Livorno – 20 aprile. Elogio della Follia, da Erasmo da Rotterdam. Regia e drammaturgia di Eleonora Zacchi, con Eleonora Zacchi, Riccardo De Francesca. Musiche di Alessio Colombini. Disegno e luci di Lorenza Pucci. Video di Filippo Morelli e Alice Del Corso. Domani, venerdì 21 aprile, ore 21,30, al Centro Artistico Il grattacielo, via del Platano.
Nel 1509 Erasmo da Rotterdam, uno dei più influenti rappresentanti dell’Umanesimo, intraprese la composizione della sua opera più famosa, Elogio della Follia. In essa, con un pretesto scherzoso, denunciò impietosamente il malcostume imperante del suo tempo. Ispirandosi al famoso testo letterario, l’Elogio della Follia di Eleonora Zacchi in modo ironico e divertente pone l’attenzione sulle manie, vizi e brutture del nostro tempo. La Dea Follia con il suo fedele Cuomo, Dio dell’allegria e delle bisbocce giovanili, scende dall’Olimpo sulla terra per dimostrare che lei è l’unica fonte di felicità e piacere per il genere umano. Sceglie il Teatro come luogo in cui parlare poiché lo considera, ancora per poco, uno degli ultimi spazi in cui si possano esprimere, ascoltare e scambiare pensieri in libertà. Vuole ricordare agli uomini, che pare se ne siano dimenticati, quanto lei sia importante e fondamentale per l’umanità. E’ lei, infatti, la fonte della vita, presente in ogni fase dell’esistenza dell’uomo, a partire dalla nascita che non potrebbe avvenire senza l’ebrezza gioiosa data dalla sua presenza, fino alla vecchiaia. Nell’ambito dei rapporti personali, del matrimonio, della amicizia e di ogni relazione umana è sempre merito della Follia se i vincoli resistono felicemente nutrendosi di adulazioni, scherzi, indulgenza e di dissimulazione che Lei sola è in grado di fornire.
“La vita dell’uomo è una commedia, ognuno recita la sua parte fino a quando non è costretto a lasciare le scene. Non è follia questa?”
Tutti gli esseri umani, re, governanti, religiosi, laici, ricchi e potenti, anziché
curare gli aspetti spirituali e interiori dell’individuo, con i loro comportamenti inseguono follemente ciò che è terreno e transeunte, destinato a finire: gloria, potere, ricchezza, lusso e successo.
La Follia conclude il suo elogio invitando gli ascoltatori ad applaudire, vivere e brindare alla sua salute.
La scelta di fare vivere questa storia in teatro nasce dalla necessità che, in un’epoca in cui i video governano ogni forma di comunicazione, si torni invece alla “diretta”, con una spontaneità e non un filtro con il quale esprimersi.
Questa possibilità è veramente un lusso ed un bene prezioso da preservare, per coltivare una libertà di pensiero e di espressione genuini. L’ironia e la leggerezza con la quale si sviluppa la storia sta nel carattere della Dea Follia, che può
raccontare e sottolineare cose che “se dette dalla bocca di un uomo perbene
sarebbero motivo di vergogna. Nulla è più folle della saggezza quando cade a
sproposito, niente è più illogico della sapienza se essa è in contrasto con le
circostanze in atto e se la passa male colui che non si adegua alle circostanze, non si cura delle tendenze del mercato e contravviene alle regole del gioco”.
La rappresentazione è caratterizzata da un susseguirsi di stili e forme di teatro, dalla commedia al dramma, alla fiaba, alla pantomima, scelti per sottolineare come la grande capacità di comunicazione del teatro e la Follia siano presenze vive in ogni aspetto della vita umana.
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