Vai a…

Costa Ovestsu Google+Costa Ovest on YouTubeCosta Ovest on LinkedInCosta Ovest on TumblrRSS Feed

26 Dicembre 2024

Classi dirigenti autorevoli se vicino ai cittadini


(Gino Fantozzi) – dicembre. L’analisi fatta da Enrico Mannari sul Tirreno del 27 dicembre sulla crisi di autorevolezza e di competenza delle classi dirigenti è indubbiamente una analisi sensata. Non soltanto la politica come viene oggi intesa è nettamente insufficiente a svolgere il suo ruolo, quello di condurre a sintesi le problematiche sociali e di conseguenza tracciare i percorsi di governo dei processi stessi, ma anche di promuovere e sostenere una classe dirigente, fatta di donne e uomini, che assumano su di loro il grave compito civile di impegnarsi per la realizzazione dei programmi e in quanto tale di essere riconosciuta dalla polis come rappresentativa dei suoi interessi.
Tutto giusto. Aggiungerei però che forse è anche giunto il momento che alle rappresentazioni si aggiungano e si azzardino anche i perché. Che cosa è accaduto in questi decenni perché si sia arrivati a questo “scempio della democrazia”?
Io credo che in Italia e poi in Europa, nel momento in cui si avviavano i grandi processi della moderna globalizzazione, mentre si rafforzavano i confronti e gli scambi di conoscenze, si indebolivano anche i meccanismi tradizionali della rappresentanza, con la surroga dei potentati economici e finanziari ai centri di decisione politica. E’ quello che a mio avviso è accaduto con il progressivo espandersi dei governi di destra in quasi tutti i paesi europei e in Italia. Nel momento in cui sarebbe dovuto crescere il rapporto con i cittadini, che cominciavano ad esprimere nuove esigenze e nuovi bisogni, si definivano sempre più governi di élite di stampo conservatore e anche nazionalisti.
Al momento più alto, secondo il mio modesto parere, dell’Europa, segnato dal programma di Jacques Delors, si è risposto con la politica liberista e monetarista più appropriata al “governo” dei grandi processi finanziari.
A quel punto la risposta è stata quella sostanzialmente di assecondare questo cammino, anche da parte delle forze progressiste che hanno reagito portando avanti lotte tutte di retroguardia, con battaglie giuste nelle parole d’ordine ma poco efficaci nelle proposte.
Ed è allora che non si è investito il giusto nell’innovazione, rendendo così le imprese sempre più asfittiche; non si è investito nella scuola, nella formazione e nelle università, veri centri di sviluppo civile ma anche economico; non si è compreso abbastanza il portato delle sostanziali modifiche irreversibili del mercato del lavoro e delle forze che regolano i meccanismi di domanda ed offerta della forza lavoro; non si è compresa l’importanza della modifica dei bisogni reali e si è perseguita una lotta conservatrice del modello di Welfare sempre più costoso e poco efficace; non si è compreso quello che il Consiglio Europeo di Barcellona agli inizi anni novanta indicava come questione epocale che era la inevitabile tendenza ai grandi flussi migratori sud nord; non si è compresa la crisi delle grandi città sempre più costose ed inefficienti nei servizi e nella sicurezza dei cittadini, ecc. ecc.
Il fatto che queste problematiche non siano state prese, o volute prendere in considerazione a sufficienza, dai governi di destra non ha marcato solo il fallimento di quei governi, ma di tutta la politica, perché i cittadini si sono sentiti abbandonati.
E il fatto che da parte proprio della politica non si sia cercata una risposta a questi problemi immensi ha decretato l’impotenza e l’incapacità delle classi dirigenti. Non si è capito che le classi dirigenti politiche non servivano più e ovviamente non si è fatto niente per potenziarle nei contenuti e nel ruolo.
Oggi quindi non si può cercare di superare questo problema con un rinvio all’ ”ascolto dei cittadini”. I cittadini chiedono di essere governati e soprattutto di avere risposte adeguate ai loro problemi.
Tutto deve passare pertanto da una seria riflessione sulle questioni richiamate e sull’impatto che esse hanno sulle categorie interpretative della società.
Solo chi comincerà a riflettere su questo, chi si mostrerà capace di aggredire questi problemi, potrà diventare nuova classe dirigente all’altezza delle sfide e mettere in campo strategie che guardino al futuro e non al passato.
(fantozzigino@gmail.com)