Di Matteo al Rotary: “Diminuiscono le stragi ma la Mafia è sempre in agguato”
30 Ottobre 2016
Livorno – Martedì scorso, 25 ottobre, il magistrato Antonino Di Matteo, sostituto procuratore della Repubblica di Palermo, è stato ospite del Rotary Club Livorno, dove ha tenuto una relazione sul rapporto tra Stato e Mafia. Come ricorda una nota del Rotary stesso, Di Matteo è un un pubblico ministero in prima linea nella lotta alla Mafia. Allo Yacth Club, in occasione dell’incontro al Rotary, ha ripercorso le tematiche esposte nel suo libro “Collusi”, dedicato alle deviazioni di stampo mafioso dell’apparato statale.
Di Matteo è nato a Palermo nel 1961 ed è entrato in Magistratura nel 1991 come sostituto procuratore presso la Procura di Caltanissetta. Dal 1999 è divenuto pubblico ministero a Palermo. Da allora ha iniziato ad indagare sulle stragi di Mafia in cui sono stati uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e gli agenti delle rispettive scorte, oltre che sugli omicidi di Rocco Chinnici ed Antonino Saetta.
Dal 1995 è sotto scorta in quanto le indagini che conduce lo hanno reso il bersaglio numero uno dei boss più influenti, da Totò Riina a Matteo Messina Denaro. Tali indagini sono state definite “inopportune”, come ha tenuto a precisare lui stesso, persino da alcuni uomini delle istituzioni.
Uomo del sud, orgoglioso di essere siciliano e palermitano, Di Matteo combatte quotidianamente contro la mentalità affaristica delle cosche che dalla Sicilia è stata esportata praticamente in tutta Italia. Come si legge nella nota pervenutaci dal Rotary, egli “punta il dito su quello che appare essere l’atteggiamento di appagamento delle istituzioni allorché si riesce ad arrestare la manovalanza mafiosa materialmente responsabile delle stragi” mentre è “la cupola che si deve combattere, la cupola che in questi ultimi anni ha cambiato strategia ricorrendo a metodi subdoli con i quali entra a far parte di lobbies economico politiche che decidono sui più grossi appalti pubblici” e “la riduzione della frequenza degli episodi stragisti non deve trarre in inganno”.
In occasione della serata rotariana, continuando nella disamina tra Stato e mafia, Di Matteo “non ha lesinato amari apprezzamenti sull’operato sia di Giulio Andreotti nei rapporti con il mondo mafioso, riportando quanto sentenziato dalla Corte di Cassazione, che di Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi”.
E’ sulle nuove generazioni che si deve fare leva per cercare di sconfiggere la mentalità mafiosa, secondo Di Matteo, “inculcando la cultura della giustizia e della legalità”. E con una semplicità unica “ha condiviso con il numeroso pubblico presente, la propria profonda comprensione del fenomeno mafioso di oggi. è dalle azioni di ciascuno che deve partire il contrasto alla criminalità”. Per non arrenderci a un futuro in cui Mafia e sistema Paese siano una cosa sola, è importante essere partecipi e ricordare: “Dobbiamo conservare memoria di questi fatti perché il nostro Paese sta perdendo la memoria, ed un paese senza memoria è un Paese senza futuro”.
All’iniziativa erano presenti esponenti autorevoli del mondo istituzionale e politico della città, dalla prefetto Anna Maria Manzone al questore Orazio D’Anna, dal comandante della Guardia di Finanza Paolo Borrelli al sindaco Filippo Nogarin, che ha conferito la cittadinanza onoraria a Di Matteo. L’oratore, accettando, si è dichiarato lusingato in quanto si sente legato alla città di Livorno: la sua scorta è costituita da militari del Gis. gruppo che ha la sua sede proprio a Livorno.
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