Nelle sale livornesi le “madri parallele” di Almodovar, la maternità nella sua diversità
31 Ottobre 2021
(Donatella Nesti) Livorno, 31 ottobre 2021 – “Io non mi sento femminile per niente, anche se capisco la sensibilità femminile. Io odio le dimostrazioni omosessuali ovvie” Così si esprimeva Pedro Almodovar in un intervista rilasciata nel 1988 e riportata nel libro ”Folle folle Pedro” (ed. Tredicilune) che val la pena di leggere o rileggere. In quello stesso anno Almodovar dichiarava ”Penso che tra uomo e donna esista una totale incomprensione, non si sono mai capiti e non si capiranno mai, non è però negativo anzi può essere eccitante.”
Queste parole sembra possano sintetizzare alcuni dei temi che il grande regista spagnolo ha affrontato nel suo cinema che apparve agli inizi degli anni ’80 come un sole ad illuminare stati d’animo depressi dopo i terribili anni di piombo.
A ripensare l’effetto esplosivo che fecero pellicole come ”Pepi Luci e Bom” ”Labirinto di passione”, ”L’indiscreto fascino del peccato” ”La legge del desiderio” ”Matador” con quel mix inimitabile di dramma e divertimento, di colore, passione, tradimento, esagerazione, con uno stile volutamente kitsch, non si può negare che il regista della Mancha abbia segnato uno spartiacque nella cinematografia europea. Alla fine degli anni ’80 era già un regista affermato e capace di riempire le sale con “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” “Tacchi a spillo” fino alla consacrazione dell’Oscar con “Tutto su mia madre” ed altri capolavori come “Parla con lei”, “Volver”, ”Dolor y gloria”.
Presentato alla Mostra del cinema di Venezia alla presenza del regista e di tutto il cast esce nelle sale di Livorno e provincia il film “Madres paralelas”, una pellicola da non perdere. Due donne Janis e Ana condividono la stanza di ospedale dove stanno per partorire, sono entrambe single ma di età diversa, Janis è felice dell’evento, Ana un’adolescente è spaventata. Le parole che si scambiano creano un legame forte tra le due ed il destino complicherà la vita di entrambe.
A 71 anni e 40 da regista Almodovar confessa che il tema della maternità non ha smesso di occupare il suo immaginario come la ricerca della verità storica come quella che ossessiona Janis che vorrebbe ritrovare i resti del bisnonno fucilato dai franchisti durante la guerra civile.
“Un debito aperto con la società spagnola”, dice il regista, “che bisognerà saldare quanto prima”, ma soprattutto la centralità delle donne con i loro difetti, tradimenti, verità inconfessabili ma donne forti che da bambino il regista ascoltava nei cortili. Una storia melodrammatica ma anche ironica ricca di colpi di scena ed interpretata da tre straordinarie attrici: Penelope Cruz, Janis in ricordo di Janis Joplin, premiata con la Coppa Volpi a Venezia, la giovane Milena Smit nel ruolo di Ana, Aitana Sanchez-Gijon, la madre di Ana. Come sempre i film di Almodovar creano un rapporto empatico con le protagoniste con le quali è possibile identificarsi ed emozionarsi ma non è questo che il pubblico si aspetta dal grande schermo?
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