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21 Novembre 2024

Un momento della cena (foto Costa Ovest)

Quarant’anni fa la maturità del 1983, la 5a F dell’Enriques l’ha ricordata con una cena


(Redazione) Livorno, 4 luglio 2023 – Era l’estate del 1983, nei cinema spopolava Flashdance con Jennifer Beals scatenata sulle note di What a Feeling cantata da Irene Cara, canzone che imperversava anche nelle discoteche all’aperto, dove il Gruppo Italiano con Tropicana e gli Eurythmics con Sweet Dreams facevano ballare e divertire, mentre Vasco Rossi, con Una Canzone per Te, innamorava ragazze e ragazzi, stretti in balli lenti e soporiferi, sotto le stelle di un’estate in cui le chiacchiere sui solarium e le gabbionate al sole cocente scandivano il tempo di una gioventù che non era quella del Passero Solitario di Giacomo Leopardi, comunque materia di esame alla prova di Stato.

Da poco la Motorola aveva lanciato sul mercato mondiale il primo cellulare. Ma si trattava, in verità, di un mercato assai ristretto. Non tanto perché, più che a un telefono, l’8000x somigliava a un gigantesco walkie talkie, quanto perché quello scomodo apparecchio, alto quasi trenta centimetri più l’antenna, otto etti di peso, in Italia costava più di 6 milioni di lire. Un prezzo accessibile solo a pochi fortunati.

Gli esami di maturità ebbero inizio come oggi, il 4 luglio, lo stesso giorno in cui i tifosi dell’Udinese scesero in piazza contro la Federcalcio che, prima di dare il via libera al trasferimento di Zico, voleva appurare da dove il club friulano aveva preso i soldi per acquisire dal Flamengo il giocatore più forte del mondo. Ma i tifosi temettero che si volessero mettere i bastoni tra le ruote a una piccola società lanciata in una sfida senza precedenti ai grandi club, così scesero in piazza ed alzarono un cartello che, si direbbe oggi, divenne virale: “Zico o Austria”.

Quarant’anni sono passati da quei caldi giorni in cui anche al liceo scientifico Enriques di Livorno si andò all’esame di maturità. Le prove cominciarono con il tema di italiano, che proponeva anche una traccia, tra le altre, che fece discutere molto: “Dite che cosa significhi per voi essere cittadini del proprio tempo”. Nei giorni a seguire ne parlarono sui giornali e in tivù. Poi si svolsero tutte le altre prove, con i rotolini di carta fermati con gli stuzzicadenti ed i foglietti spillati sotto la giacca o fra le pieghe di una gonna, nascosti ovunque era possibile nasconderli, studentesse e studenti incuranti del caldo afoso e torrido, bestiale, perché allora non c’era, come oggi, la fresca aria condizionata a rendere meno infernale l’aria bollente dentro la grande sala in cui si svolsero i compiti.

Quattro decenni, sono passati. Una ricorrenza da festeggiare. Così, com’era giusto che fosse, qualche sera fa le ragazze ed i ragazzi dell’allora 5a F dell’Enriques si sono ritrovati in un ristorante di Livorno per ricordare quegli indimenticabili giorni di studio e di svago rubato allo studio, l’ansia della notte prima degli esami che Antonello Venditti avrebbe ben descritto in una canzone qualche anno dopo e quella professoressa di matematica, venuta chissà da dove, con quegli occhialoni e la voce stridula, che dopo aver falcidiato mezza classe, quando si arrivò all’orale, a chi non aveva fatto male, disse: “In un mondo di ciechi, un orbo meglio che niente”.

Quarant’anni sono stati annullati in un battibaleno. Dopo pochi minuti, era come se tutto quel tempo non fosse mai passato, anche se mancavano Paolo e Filiberto, Massimo ed Alessandro, Silvana e Roberta, coloro che non sono più tra noi, prematuramente rapiti alla vita, ricordati con affetto perché, finché c’è il ricordo, una persona è solo passata sull’altro lato del cammino.

La cena è stata allargata a chiunque abbia fatto parte della classe nel corso del quinquennio ed anche a un paio di coniugi. C’erano Enrico, Cinzia con Enzo, Francesco, Andrea T., Curzio con Giovanna, Fabio, Eugenia, Marco, Stefano T., Massimo L., Bernardo, Massimo A., Andrea S. e Luigi. Vi erano diversi assenti giustificati, come ad esempio Daniele, Veronica, Andrea G., Ignazio, Stefano S., Elisabetta. Altri, invece, nonostante si viva in tempi di social e di grandi possibilità comunicative, non è stato possibile raggiungerli o non hanno risposto. La speranza è che siano presenti la prossima volta. Perché alzandosi dal tavolo, con la medesima prontezza di quattro decenni or sono, si fa per dire, i liceali e le liceali della 5a F della maturità del 1983 si sono dati appuntamento al rendez-vous, da effettuarsi magari già prima di Natale.

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