The Post, quando la stampa era eroica
7 Febbraio 2018
(Donatella Nesti) Livorno, 7 febbraio. Era il 1972, Richard Nixon era Presidente degli Stati Uniti da ormai quattro anni e stava preparando la campagna per le imminenti elezioni. Non ci arriverà mai: sarà fermato dal lavoro di due cronisti del Washington Post, Bob Woodward e Carl Bernstein, e dal loro editore, Katherine Graham, che hanno avuto il coraggio di raccontare la verità dello scandalo Watergate.Ma la coraggiosa editrice era stata la protagonista di un’altra campagna di stampa che viene raccontata nel film “The Post” di Steven Spielberg. 1971: Katharine Graham (Streep) è la prima donna alla guida del The Washington Post in una società dove il potere è di norma maschile, Ben Bradlee (Hanks) è lo scostante e testardo direttore del suo giornale. Nonostante Kaye e Ben siano molto diversi, l’indagine che intraprendono e il loro coraggio provocheranno la prima grande scossa nella storia dell’informazione con una fuga di notizie senza precedenti, svelando al mondo intero la massiccia copertura di segreti governativi riguardanti la Guerra in Vietnam durata per decenni. La lotta contro le istituzioni per garantire la libertà di informazione e di stampa è il cuore del film, dove la scelta morale, l’etica professionale e il rischio di perdere tutto si alternano in un potente thriller politico. I due metteranno a rischio la loro carriera e la loro stessa libertà nell’intento di portare pubblicamente alla luce ciò che quattro Presidenti hanno nascosto e insabbiato per anni. Per la prima volta nella sua lunga carriera Steven Spielberg dirige in The Post la coppia premio Oscar Meryl Streep e Tom Hanks,(nella foto) con una sceneggiatura scritta da Liz Hannah eJosh Singer. Nel cast Alison Brie, Carrie Coon, David Cross, Bruce Greenwood, Tracy Letts, BobOdenkirk, Sarah Paulson, Jesse Plemons, Matthew Rhys, Michael Stuhlbarg, BradleyWhitford e Zach Woods.
Roberto Festa in un articolo pubblicato sul “Fatto Quotidiano” del 26 gennaio 2018 ricorda che “In un sondaggio Gallup/Knight Foundation del gennaio 2018, solo il 33 per cento degli americani afferma di avere un’opinione favorevole dei media. I democratici credono ai giornalisti più dei repubblicani: il 54 contro il 15 per cento. Il sondaggio rivela scarsa fiducia nella stampa ma non nel senso generale del mestiere: otto americani su dieci pensano che i media abbiano un ruolo fondamentale nell’informare e controllare il potere. Nell’insieme, il sondaggio è il segno di un triste declino. Nel 1976, il 72 per cento degli americani era soddisfatto del modo in cui veniva informato. C’erano stati il Watergate e i Pentagon Papers e i giornalisti venivano tenuti in grande considerazione. Al cinema avevano il volto di Robert Redford e Dustin Hoffman e in tv erano celebrati da serie come “Lou Grant”.“In God We Trust”, è il motto degli Stati Uniti, ma sembra che la fiducia, per chi ce l’ha, sia sempre più limitata a Dio. Non c’è istituzione Usa che in questi anni non abbia conosciuto un drammatico crollo di prestigio. Casa Bianca, Congresso, partiti, giudici, praticamente ogni settore della vita pubblica americana è stato investito dal malessere di un’opinione pubblica sempre più confusa e incerta, sempre meno disponibile a riconoscere la buona fede dei propri rappresentanti. Da questo punto di vista, la stampa e i media non fanno eccezione; travolti, anche loro, dalla generale diffidenza.”
Oggi gli eroi giornalisti rimasti sono quelli che ancora hanno il coraggio di raccontare quello che accade nelle zone di guerra, mal pagati e rischiando la vita, gli altri inseguono supinamente le direttive dei loro editori come dimostra anche la campagna elettorale in atto in Italia fatta con il metodo di infangare l’avversario politico anzichè informare i cittadini delle bugie e delle irrealizzabili promesse elettorali. donatellanesti@libero.it
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