Un monumento bronzeo racconta la difesa di Livorno del 1849 alle Terme del Corallo
28 Agosto 2020
(Angela Simini) Livorno, 28 agosto 2020 – A Livorno le iniziative si susseguono a ritmo, mentre l’Effetto Venezia brilla nella città vecchia, alle Terme del Corallo, preziosa e purtroppo cadente testimonianza della Belle Epoche, si sono unite le forze del Comitato Livornese per la promozione dei Valori Risorgimentali e dell’associazione Reset, con la collaborazione del Comune, per presentare al pubblico il grande plastico “Livorno 10 maggio 1849”. Si tratta di un monumento bronzeo che racconta la città all’arrivo degli Austriaci, quando i livornesi nelle celebri e storiche giornate del 10 e 11 maggio opposero una coraggiosa resistenza, duramente repressa dal feldmaresciallo Konstantin D’Aspre. Realizzata prima in legno e successivamente ricoperta di bronzo, l’opera dalle dimensioni di mt. 5 x 3 raffigura la città in scala 1:600, presenta una serie di importanti dettagli precedenti all’arrivo delle milizie austriache, quali le mura del tutto intere, la presenza di navi delle potenze straniere nella rada del porto per tutelare i loro interessi commerciali nella città di Livorno in previsione degli eventi bellici.
Come spiega Marzino Macchi, ideatore e costruttore dell’opera: “Il plastico presenta l’avanzamento urbanistico della città, tratto da pubblicazioni del Comune di Livorno e con l’ausilio dell’Archivio di Stato. L’opera ci dice che al momento la città era in espansione, aveva in corso enormi lavori da ogni parte, ad esempio era in costruzione l’Istituto di Carità (ex Pascoli), erano in drizzatura i canali medicei a difesa della città con l’intento di farli somigliare ai lungarni di Firenze e Pisa, quindi per nobilitare Livorno. Al 10 maggio 1849 c’era già il fosso sugli attuali Scali Manzoni, non era raddrizzato invece quello sugli attuali Scali Saffi”. Il plastico è stato realizzato per piattaforma e parte urbanistica dallo stesso Marzino Macchi, per la parte militare (es. Fortezza Nuova e Bocca del Porto) dall’ammiraglio Luigi Donolo. Alcune miniature (es. i Quattro Mori) sono opera dello scultore Costantino Giannetti.
L’esposizione di questo monumento nel parco della Terme per un totale di cento ore distribuite in 4 giorni ha richiesto una mole di lavoro di tanti volontari che si sono prodigati fino a sera tardi.
La presidente del comitato, professoressa Cecilia Gambacciani, ha spiegato che, siccome a causa del lockdown non si sono celebrate le giornate del Risorgimento livornese, come di consueto, si è pensato di esporre il plastico a scopo didattico illustrativo, mentre il Comune e Giuseppe Pera, presidente dell’associazione Reset, hanno validamente collaborato all’ iniziativa tesa a recuperare risorse da destinare alle Terme.
Ma non è tutto qui, perché un numeroso gruppo di artisti livornesi si è offerto di promuovere uno spettacolo per tre sere consecutive per ricreare l’atmosfera del Risorgimento in un alternarsi di canti, musica, danze in costume d’epoca, letture, performance vernacolari, illustrazione e approfondimento dei valori di democrazia, libertà, patria. Dal serio al faceto, si sono toccate tutte le corde di un periodo così complesso, così vario e ricco di proposte. Hanno fatto da cornice i figuranti volontari dei quartieri cittadini, organizzati da Silvia Ghelardi e Alessandra Carlesi, mentre Cecilia Gambacciani, Riccardo Rossi, Roberto Valeri e Marzino Macchi si sono impegnati nell’illustrazione del plastico. Di grande impatto emotivo e coinvolgente l’impostazione dello spettacolo, diretto e coordinato dal soprano Marianna Pace, personalità poliedrica che ha interpretato i canti risorgimentali. Nel verde Parco delle Terme sono così risuonate le note dell’Inno Nazionale, del “Va’ Pensiero” di Giuseppe Verdi, e dell’immancabile “Addio mia bella, addio”. Di spessore anche la lettura di prose e e poesie del Risorgimento , molto ben interpretati dalla Pace. Ma si sono distinti anche vari talenti come Tiziana Felice, che ha recitato testi da lei scritti sul tema della libertà, Barbara Sodani e Alessandra Carlesi che si sono alternate nella lettura della “Spigolatrice di Sapri” nelle tre serate.
Con Simonetta Del Cittadino si è cambiato registro. “Viva il berretto rosso, viva la libertà, e se trionfa la tirolese, l’albero livornese non anderà mai giù” così, brillante e piena di verve, ha interpretato gli stornelli della Livorno del 1949.
Vittorio Gregori invece che ha lavorato a Genova per tutta la vita, portandosi però la sua Livorno nel cuore, quando è ritornato, ha dedicato un sonetto alla sua città, che ha letto con passione.
E, finalmente, si è parlato del ruolo che hanno avuto le donne nel Risorgimento. E’ stata Franca Benetti, autrice e interprete del monologo in vernacolo, a parlare delle donne che hanno partecipato
alla guerra vestite da uomo, che hanno cospirato nella Carboneria, che sono state accanto ai loro uomini in ogni circostanza, prima tra tutte Anita Garibaldi. Esilarante la Benetti nel ritrarre un’Anita spregiudicata, che faceva nel fiume il bagno nuda, che cavalcava senza sella, che lasciò il marito per seguire Garbaldi. Di tutt’altro tono la poesia che il Professor Pier Fernando Giorgetti ha composto su Anita Garibaldi della quale ha messo in risalto gli ideali e la grandezza d’animo. Anche questa vaietà di toni è stata l’aspetto piacevole della serata. In questo spaccato d’epoca, a rendere ancora più emozionante la rievocazione storica, la Società Storica di Danza di Simonetta Balsamo, in costumi d’epoca molto accurati, ha danzato secondo le coreografie di Milena Vox che ha coordinato e adattato il passo alla situazione logistica. Uno spazio molto curato ha avuto l’esecuzione musicale affidata anch’essa a personaggi livornesi molto qualificati: il pianista e tenore Claudio Marotta, il Maestro Giorgio Maroni, famoso maestro di canto, il chitarrista Lorenzo Taccini e il celebre soprano Natalia Valli, qui nelle vesti di pianista.
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